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«La prima volta, quando fu esonerato De Boer, sapevo che dovevo tenere il posto caldo a Pioli. A fine stagione subentrai nuovamente, proprio a Stefano, ma anche in quel caso ho preferito non illudermi immaginando che la stagione successiva sarebbe arrivato un nuovo tecnico».
Fosse accaduto adesso, quando gli allenatori che vengono promossi dalla Primavera poi si tengono stretti la prima squadra se fanno risultato (Palladino al Monza nell'ultima stagione, qualche anno fa gli Inzaghi al Milan e alla Lazio) poteva essere diverso?
«Non so. Preferisco non pensarci e tenermi l'orgoglio di quelle 3 vittorie in 5 partite in momenti molto delicati e vedere giocatori che ho plasmato nel settore giovanile nerazzurro, tipo Dimarco, essere punti di forza dell'Inter e arrivare fino alla Nazionale».
All'Inter lei incrociò Spalletti, cosa le ha lasciato?
«Sono contento che dopo tanti anni abbia avuto la consacrazione della sua capacità. È uno dei colleghi che ammiro di più, ma prendo spunto da tanti. L'anno scorso ho giocato con il 4-3-1-2, quest'anno voglio fare il 4-3-3 per poi magari passare ancora anche al trequartisa. Vogliamo fare risultato attraverso il gioco. Pensare di fare altro sarebbe controproducente. Dovremo cambiare le aspettative, se prima potevamo mettere in preventivo al massimo il 30% di sconfitte ora sappiamo che arriverà qualche ko in più, ma con il giusto entusiasmo si superano i momenti bui. Il calendario asimmetrico è una novità, ma può incidere solo a fine stagione se trovi squadre più o meno motivate. Non vediamo l’ora di scoprire dove inizierà il nostro campionato».
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