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Sandro Veronesi, scrittore e tifoso della Juventus, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport ha parlato di Dybala e del rischio di perderlo a parametro zero.
Quanto è preoccupato per questa situazione di stallo nel rinnovo della Joya?
"Tanto. La Juventus farebbe bene a rinnovargli il contratto subito. Purtroppo però non lo ha fatto e il mio timore è che vada via a zero. Non solo lui, ma anche Cuadrado. In agguato ci sono vecchie volpi e quelli che sono arrivati da poco sono un bocconcino troppo tenero".
Per vecchie volpi intende Marotta?
"Esatto. Io temo che l’Inter venderà Lautaro e prenderà Dybala. D’altronde se non mi rinnovi e non mi vuoi, perché io non dovrei andarci? Paulo in questa squadra è il numero uno, non si può discutere. Arrivati a questo punto, con il giocatore in scadenza, non ci si può permettere di fare gli schizzinosi. Ci siamo messi in una brutta situazione: ho un brutto presentimento, Dybala ci porterà al quarto posto a suon di gol ma sarà già di un’altra squadra. Non credo che un giocatore abbia voglia di sottoporsi a certi esami e di stare a certi ricatti. La Juve è vittima di un’implosione: eravamo imbattibili, ci siamo fatti del male da soli, mandando via Marotta e Allegri e prendendo giocatori inadeguati ma con stipendi alti. Se Ramsey guadagna 8 (più 2 milioni di commissioni al procuratore se resta in bianconero), ci sta che la Joya ne chieda 10. Il potere della Juve è nelle mani di Allegri, che con un contratto così lungo è l’unico certo di rimanere. Io ho molta fiducia in lui e spero che eserciti questo potere: se Max lo chiede, Dybala resterà".
Teme che questa diatriba possa avere ripercussioni anche sul campo?
"Sicuramente non fa bene a nessuno. Mi auguro solo che non si arrivi alle contestazioni e non si creino delle frazioni tra i tifosi pro e contro Dybala e pro e contro la società, perché certe cose mi fanno sanguinare il cuore. Questa stagione è nata male: non si doveva vendere Cristiano Ronaldo l’ultimo giorno di mercato, senza avere la possibilità di sostituirlo. La dirigenza doveva essere chiara, spiegandogli che se voleva andare via doveva farlo subito, non ad agosto inoltrato".
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