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Ventola: “Baggio e Ronaldo facevano sognare il mondo. Potevo fare di più? Il destino…”

L'ex calciatore interista ha raccontato la sua carriera in un'intervista concessa a Skysport

Eva A. Provenzano

In questa quarantena è stato spesso il protagonista dei collegamenti in diretta su Instagram con Bobo Vieri. Si sono divertiti a raccontare il loro passato insieme, ai tempi dell'Inter. Nicola Ventola è intervenuto oggi a Skysport per parlare della sua carriera e rispondere alle domande dei telespettatori: «Io sono da solo e in tanti stanno vivendo questo momento come me, in solitudine. Non vedo mio figlio da due mesi e mi manca, ma sono cose che dobbiamo accettare. Poi ripartiremo con tutto quello che avevamo e con più valori».

-Lo sport fa sognare e ci riporta ad altri tempi: nell'Inter con te c'erano Baggio e Ronaldo... 

Sono arrivato in un'Inter che faceva sognare, ma loro due facevano sognare il mondo. Erano conosciutissimi e ho avuto l'onore di giocare con loro. In alcune partite mi facevano calciare i calci di punizione perché avevo un calcio forte e ho fatto un gol in CL. Sono orgoglioso di questo. Le mie caratteristiche erano quelle di un calciatore potente, arrivavo sulla palla prima di tutti. Ma avendo avuto molti infortuni, con nove operazioni, perdi elasticità e tante caratteristiche. Per questo la mia carriera non è stata più a livelli top. Questo è quello che mi è successo ma non ho rimpianti perché ho sempre guardato a tutto in maniera positiva. A 24 anni non mi voleva operare nessuno in Italia. Sono contento di quello che ho fatto. Ma il destino è quello. 

-Hai segnato il gol contro lo Spartak Mosca, cosa hai pensato dopo quel gol? 

Quel gol è nato per gioco in allenamento, la mattina prima. C'erano Baggio e Ronaldo e Ronie si divertiva a passarmela col tacco. E in partita mi ha detto: "Lo facciamo?". Ho risposto: "Per favore, siamo in CL, non facciamo figuracce". Ma parte il missile con il gol. Non ho capito niente, avevo venti anni, la mia prima partita in Coppa, non ho esultato e sono corso verso i tifosi. Un'emozione incredibile. 

-Non avevi esultato neanche dopo la doppietta all'esordio con la maglia dell'Inter in Serie A... 

E anche lì, prima partita, esordio in A, escono Baggio e Zamorano. Entriamo io e Pirlo, che aveva 19 anni. Io andavo da Matarrese, presidente del Bari, e gli chiedevo di farmi restare là. Lì ci sono Ronaldo e Baggio, non giocherò mai. Ma con quell'inizio così, avevo capito che ci potevo stare in quella rosa, che potevo giocare per traguardi importanti. Zoff mi aveva convocato in Nazionale. 

-Un giocatore in cui ti rivedi oggi?

Un po' Belotti perché si sacrifica tanto. Fa più gol di me. Ma attacca la profondità, sa tenere palla, gioca per la squadra, rischia molte volte. 

-A chi ti ispiravi?

A me piaceva Boksic. Era fortissimo. Tecnico, veloce, acrobazie. Mi ha fatto sognare. 

-L'esordio?

Con il papà di Materazzi come allenatore. Avevo 16 anni. Era il 6 novembre 1994. Sono entrato cinque minuti, mai presa. Correvo come un pazzo. E ho preso solo un calcio da Santos che era un campione del mondo col Brasile. 

-Le dirette con Vieri... 

Cose spontanee. C'è anche Adani. La parola che raccoglie tutto è calcio. E' quello che ci lega da venti anni, sono emozioni che ci vengono dal cuore, un mix di aneddoti ma si parla soprattutto di emozioni che ci ha dato il calcio. 

(Fonte: SS24)

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