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Ventrone: “Conte eccellente, è un talento: non è mai sereno, dorme poco ma poi…”

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Gian Piero Ventrone, preparatore atletico del Tottenham e collaboratore, da anni, di Conte, ha parlato a Sport Mediaset

Matteo Pifferi

Gian Piero Ventrone, preparatore atletico del Tottenham e collaboratore, da anni, di Conte, ha parlato a Sport Mediaset dei carichi di lavoro e della sua avventura in Premier:

"La storia tra me e Antonio è una storia particolare, è partita tanti anni fa nel 2006 e poi a un certo punto si è interrotta per il volere di nessuno, perché la casualità e gli eventi così hanno detto. Noi, però, ci siamo sempre mantenuti più o meno in contatto, la stima mia di Antonio e di Antonio di me è sempre alta. Ho sempre ritenuto Antonio un allenatore di eccellenza, è stato un mio giocatore per 10 anni, abbiamo condiviso vittorie e sconfitte, quindi verso quei giocatori che mi hanno permesso di vincere con loro io ho un debole, devo tutto a loro. Quindi la chiamata di Antonio ha messo in allerta i radar, anche perché per me un altro sogno era andare nel campionato inglese, nella Premier. Non sono più giovane, quindi non ho ancora tanti anni davanti a me. Poter partecipare alla Premier, il campionato più complesso, più affascinante, in un club inglese per di più di Londra: insomma, c'era tutti gli ingredienti per non pensarci più di tanto".

Qual è la qualità che maggiormente apprezza in Antonio Conte?

"Le sue qualità sono varie, prima di tutto è un uomo che calcisticamente rimane un talento, è un uomo che non si accontenta mai e per lui questo rimane è un grande gap, non è mai sereno, è troppo preso, è sempre presente 24 ore al giorno, dorme poco e poi ha una grande qualità che è la passione. La passione lo attanaglia e lo avvolge, a 53 anni è tra gli allenatori più in pole position. Gli auguro tante altre vittorie che possano confermare le qualità che ha sempre avuto. Mi ricordo ai tempi del Siena con Gigi De Canio che dopo 3-4 mesi dissi a mia moglie Cinzia: 'Questo è un fenomeno, se Antonio non spacca mi sbaglierò'. Difficilmente sbaglio con gli allenatori".

Nel ritiro di Seul i media britannici sono rimasti sorpresi dai suoi metodi: Kane avrebbe addirittura vomitato e Son sarebbe crollato a terra stremato.

"Nel nostro sport basta poco per fare spettacolo. Sia Kane che Son sono arrivati qualche giorno dopo rispetto ai primi che si sono presentati il 4 luglio, perché hanno terminato le loro attività con le rispettive nazionali più o meno il 14. Sono ragazzi che hanno giocato sempre durante l'anno, quindi giustamente Conte ha dato loro tutto il tempo necessario per riposarsi. Questi giocatori avevano pochi giorni di allenamento e quel giorno, purtroppo, è collimato che un lavoro metabolico coincideva con le porte aperte allo stadio. C'erano tante persone, diverse migliaia di persone, che hanno contribuito ad alleviare le fatiche ma hanno anche aiutato a spingerli. Questo fatto ha mandato qualcuno ko e i nomi di questi campioni hanno avuto maggiore effetto se invece fosse andato per terra un ragazzo giovane. Perciò si è parlato di questo, è uscito il mio nome, poi fai due più due con i vecchi ricordi, ed eccolo che è tornato (ride, ndr).

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L'allenatore del Bayern Nagelsmann ha detto: "ho sentito che in Italia è difficile tenersi in forma" dopo aver allenato De Ligt. Cosa ne pensa?

"Chiariamo un concetto base: allenamento più duro non significa migliore, altrimenti faremmo allenare i calciatori come i Marines. E' semplice, li facciamo allenare come i reparti speciali e dopo due giorni in campo non c'è più nessuno. Ma c'è uno sport che dobbiamo rispettare, poi l'importante è che funzioni. Oggi ci sono tante idee, tanti copia e incolla, poi possiamo fare quello che vogliamo, anche portarli in kayak. Ma, se poi in campo resistono più degli altri, vanno più veloci degli altri e non hanno molti infortuni, a me va benissimo mandarli col kayak, ma dobbiamo dimostrarlo. La Juve è un club evoluto, queste parole mi sembrano strane anche se andrebbero approfondite".

Come si è evoluta la professione del preparatore atletico negli ultimi 30 anni da quando lei ha iniziato?

"Lo spartiacque risale al 2005, quando il professor Di Prampero - una nostra eccellenza italiana - ha messo su un modo di lavorare con dei parametri, tra cui la potenza metabolica, che ha illuminato tutti quanti noi. Questi studi hanno fatto capire altre cose, hanno messo una lente di ingrandimento più forte nel capire il modello prestativo di questo sport. E quindi dal 2005 tutte le nuove leve hanno modificato il loro modo di lavorare, ma questo è ormai un vecchio dibattito, perché la maggior parte delle squadre lavora quasi interamente con il pallone. Una piccola parte lavora ancora con i lavori a secco, senza palla. Ora la forza è scomparsa, si fanno più esercizietti dinamici, più funzionali e leggeri, ma la forza ormai in questo sport è sparita. Poi c'è un'altra famiglia che lavora a secco e da qui il dibattito. Conte è un allenatore che dà molta importanza all'aspetto fisico. Bisogna tenere presente che Conte lavora tatticamente in maniera fuori media. L'evoluzione del preparatore è di andare a capire che cosa sta accadendo e cosa mettere o levare da un presunto planning di allenamento. Anche perché oggi le squadre che giocano tanto non possono programmare. Squadre che come noi giocano ogni 3-4 giorni devono scegliere le strategie da utilizzare per i loro giocatori in quei giorni che si può fare qualche cosa".

 

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