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Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Sebastiano Vernazza, ha detto la sua sulla gara, giocata ieri, dall'Inter contro la Fiorentina: "L’Inter di Frank de Boer aveva segnato 15 gol in 14 partite tra campionato ed Europa League. Stefano Pioli, successore dell’olandese, è già oltre: otto reti in tre gare, evidente cambio di marcia della fase offensiva. Pioli ha liberato il potenziale d’attacco, ma è bene usare cautela. Otto gol all’attivo e però sette subiti (tanti, troppi). E al successo di ieri bisogna fare la tara: vera gloria o Fiorentina penalizzata dall’ingiusta espulsione di Gonzalo a fine primo tempo, sul 3-1? Inter travolgente e imperante in avvio, tanto da portarsi sul 3-0 nei primi venti minuti. Inter impaurita, a difendere il vantaggio e a vivere di solo contropiede in chiusura di gara, nonostante l’uomo in più. Potremmo cavarcela con la genetica, col richiamo alla tipica follia interista, ma sarebbe troppo comodo. Meglio approfondire. L’equilibrio resta un valore sconosciuto ad Appiano e dintorni: finché c’è stata parità numerica, la fase difensiva dell’Inter era esposta a ogni genere di vento contrario. Il problema è che anche con l’uomo in più i nerazzurri hanno fatto grosse concessioni ai viola. Inaccettabile. Pioli ha cominciato con Banega, Candreva e Perisic, il trio delle meraviglie che De Boer non riusciva a sostenere. Contro la Fiorentina, sull’altare di questa convivenza, è stato sacrificato Joao Mario, un pezzo da novanta, e se la scelta venisse reiterata, qualche turbolenza sarebbe inevitabile. In undici contro dieci Pioli ha peccato di presunzione, ha pensato che il più fosse fatto e all’intervallo ha inserito proprio Joao Mario per Kondogbia. Errore di sopravvalutazione, che ha consentito alla Fiorentina in dieci di ricamare lo stesso il suo calcio portoghese e di realizzare con Ilicic il gol della grande paura interista. A quel punto, fuori Banega e dentro Melo, per tappare il tappabile. Stupisce che un allenatore equilibrato come Pioli, da giocatore cresciuto alla scuola del Trap nella Juve di Platini, abbia ceduto al coro delle sirene (che sarebbero i tanti piedi buoni dell’Inter di oggi). Bisogna però riconoscergli coerenza: aveva detto di voler essere un «potenziatore» e in effetti ha potenziato la fase offensiva."
(Gazzetta dello Sport)
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