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Ad Allegri va riconosciuto di allenare un gruppo inferiore alla concorrenza. Non ha due attaccanti come Kvaratskhelia e Osimhen. Chiesa e Vlahovic potrebbero elevarsi a quel livello, ma per ora restano distanti dalla coppia che nella Serie A 2022-23 ha trascinato il Napoli allo scudetto. Allegri non naviga nella vastità di Simone Inzaghi. Proprio il centrocampo può essere assunto come pietra di paragone: nell’Inter ci sono Calhanoglu e Mkhitaryan, Barella e Frattesi. Non che Rabiot sia scarso, tutt’altro, o che Locatelli non sia all’altezza, ma lì nel mezzo, a parte quei due, oggi Allegri si arrangia con McKennie, Cambiaso e lo stesso Nicolussi Caviglia, con Miretti più defilato.
Se guardiamo alla difesa, il panorama è buono, non eccellente. A Monza la linea davanti a Szczesny era composta da Gatti, Bremer e Alex Sandro, con Rugani in panchina e con Danilo in riemersione dall’infortunio. La BBC di Barzagli-Bonucci-Chiellini aveva un altro spessore. Le reti subite però sono appena 9 in 14 giornate, giusto l’Inter ne ha incassate di meno (7). Non è facile fare gol alla Juve. Bisogna insistere, palleggiare, girare in tondo. Bisogna essere pazienti e prudenti, per non esporsi ai contropiede. Questa Juve è un monolito, una pietra dura difficile da scalfire. Allegri è stato bravo a compattare il gruppo, a convincerlo di essere competitivo contro ogni pronostico.
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