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Vernazza: “Sarri ha banchettato sull’attendismo di Inzaghi. Temiamo che Simone…”

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Sebastiano Vernazza, intervenuto su La Gazzetta dello Sport, analizza così il KO dell'Inter contro la Lazio

Matteo Pifferi

Sebastiano Vernazza, intervenuto su La Gazzetta dello Sport, analizza così il KO dell'Inter contro la Lazio:

"Brava Lazio e complimenti a Maurizio Sarri per gli innesti di Luis Alberto e Pedro, cambi che nella ripresa hanno spostato l’asse della partita e fruttato tre punti di enorme peso specifico, ma questa è stata la sconfitta di Simone Inzaghi. L’allenatore dell’Inter ha compiuto scelte sbagliate prima della gara – Gagliardini per Calhanoglu tra i titolari – e in corso d’opera: abbastanza inspiegabile, sull’1-1, l’uscita di Dumfries, fin lì uno dei pochi nerazzurri “potabili”. Dell’Inter ha colpito il minimalismo di pensiero e di ambizioni. Se si entra a casa Lazio con il timore di subire Milinkovic, che cosa succederà quando in Champions ci si troverà di fronte a Barcellona e Bayern? Una brutta botta, con risultato fotocopia di un anno fa, quando Inzaghi perse lo stesso per 3-1 nella sua prima uscita all’Olimpico da grande ex. Più di tutto pesa però la retromarcia di strategia, il conservatorismo da cui è stato posseduto Inzaghi ieri sera. Non crediamo che pensasse all’impegno infrasettimanale di martedì con la Cremonese, non ci possiamo credere. Temiamo che dentro di sé covi la percezione di un abbassamento di valori, visibile ad occhio nudo sulla fascia sinistra, nel declassamento da Perisic a Dimarco, e che agisca di conseguenza, ma elevare la prudenza al cubo non può essere la risposta".

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Troppi errori

"Troppa riverenza fa perdere la confidenza. Il rovesciamento di un proverbio per criticare la decisione iniziale di Simone Inzaghi, fuori Calhanoglu e dentro Gagliardini. La mossa, pensata per arginare la fisicità di Milinkovic Savic, ha inciso sulla qualità del possesso e dell’ultimo passaggio. Inter possente e in controllo nei primi 20-25 minuti, con la Lazio costretta a rinserrarsi, ma non c’era verso che a Lautaro e a Lukaku arrivassero palloni puliti. Non che i due davanti fossero esenti da colpe, specie Lukaku, vagante e maldestro, però mancava un piede ispirato, capace di andare oltre il tran tran. Nei momenti in cui l’Inter mollava la presa, la Lazio emergeva con ripartenze “alte” pericolose. Immobile ha spedito ad Handanovic due avvisi di stangata, un diagonale fuori di poco su cross di Marusic e una botta centrale su tocco di Anderson. Sinistri scricchiolii difensivi dell’Inter, vittima di incomprensioni sul giro-palla, prolungato e contro-natura perché spesso rivolto all’indietro. Il disastro interista si è compiuto poco prima dell’intervallo. Milinkovic, proprio lui, il pericolo più temuto, ha sganciato un lancione dalla trequarti e la palla è planata in un vuoto d’aria tra Bastoni e Dimarco. Marca tu che marco io, Felipe Anderson, quasi incredulo, si è infilato nell’indecisionismo dei due e di testa ha battuto Handanovic, a sua volta non convincente nel passetto in avanti. Un gol inaccettabile, a questi livelli".

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Reazione e poi flop

"L’Inter ha arronzato l’1-1 in avvio di ripresa. Una rete abbastanza fortunosa, testata a campanile di Dumfries e lesto Martinez ad approfittare dell’indecisionismo di Immobile nel salire: niente fuorigioco e Provedel battuto. E qui, nel momento più favorevole dell’Inter, ristorata nell’animo e nell’ottimismo al punto di avvicinarsi all’1-2 con un colpo di testa di Dumfries sventato da Provedel, si è manifestata la differenza tra Sarri e Inzaghi. L’allenatore laziale ha tolto Vecino e Zaccagni per Luis Alberto e Pedro. La Lazio si è subito impossessata del pallino del gioco, palleggiava e avanzava. Era chiaro che tanto dominio prima o poi sarebbe sfociato in qualcosa. Inzaghi ci ha messo 12 minuti a rispondere e quando l’ha fatto, ha optato per il cambio dei due esterni (Darmian e Gosens per Dumfries e Dimarco) e del centravanti (Dzeko per Lukaku), laddove era evidente che per pareggiare il “giochismo” di Luis Alberto sarebbe stato necessario affidarsi a Calhanoglu il prima possibile. Al 75’ proprio Luis Alberto, su appoggio di Pedro, ha scaricato un fenomenale destro all’incrocio, con l’aiutino di una lieve deviazione di Barella. A quel punto Inzaghi si è deciso, dentro Calhanoglu per Gagliardini e Correa per Barella. Nuovo sistema, il 3-4-3 della speranza. Troppo tardi, la Lazio non è il Lecce, battuto dall’Inter all’ultimo secondo della prima giornata, e Pedro con un destro a giro si è intestato la gloria del 3-1. Niente da obiettare, Sarri ha banchettato sull’attendismo di Inzaghi".

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