È cresciuto alla svelta?
—«Sì, poi in Australia ero in mezzo a persone provenienti da ogni parte del mondo. Anche per questo il razzismo per me è inconcepibile».
Il ritorno in Italia da ragazzino come è stato?
—«Mi facevo capire, con il mio accento australiano. Giravo sempre in ciabatte e pantaloncini, in stato pietoso. Mi chiedevano dove andavo così conciato e io rispondevo con delle parolacce: in inglese».
Ci pensava nonno Vieri a rimetterla in riga?
—«Mi manca tantissimo, è stato il primo a credere in me: oggi avrei voluto festeggiare con lui. Era innamorato perso di me e quindi lo capisco, perché ora sono innamorato perso delle mie figlie».
Si è mai sentito straniero o fuori posto nei primi anni italiani?
—«Sì, perché al bar sentivo dire che io giocavo a calcio per mio papà, che ero un raccomandato. Ero un bambino, vivevo da solo coi nonni e sentivo l’invidia: mi sono dovuto fare forza, difendermi. Anche con qualche “vaffa” dei miei».
A 30 anni il compleanno da stella dell’Inter come fu?
—«Quella fu una festa spettacolare, al Pineta di Milano Marittima».
Circondato da donne?
—«Ricordo che c’era Ronaldo. La costante della mia vita sono gli amici: ancora oggi mi porto dietro ovunque vado lo spogliatoio e la sua atmosfera. Quante cazzate diciamo: Di Biagio fa le stesse battute da 30 anni e ancora ridono tutti. Ma è bello stare insieme: il nostro mondo è pulito».
Lei ha sempre detto che era il re delle discoteche, ma solo in estate. Si arrabbiava quando la sua professionalità veniva attaccata?
—«Sì ma se stavi dietro a tutto impazzivi. Io sapevo chi ero, come mi allenavo. Poi è normale che se scrivi male di me e io ti vedo ti mando a quel paese: io sono fatto così».
I giornalisti oggi le sono più simpatici?
—«Certo, il mondo è cambiato, ora li comando io: prima non ti potevi proteggere, ora coi social puoi rispondere».
A Vieri capita mai di dire «sto invecchiando»?
—«Sempre. Per i dolori che ho quando faccio sport: la caviglia, le vertebre cervicali C1, C2, C3, ho mille ernie al collo. Poi la spalla sinistra mi fa male, il ginocchio sinistro anche…».
Il suo idolo da ragazzino chi era?
—«Vialli e Mancini.Il 9 era il compleanno del grande Gianluca: era il mio idolo, in campo dava sempre tutto, che poi è l’aspetto che ha accompagnato tutta la mia carriera. Avevamo un bel rapporto, così come con Sinisa: fa molto male non averli più con noi»
La felicità di Vieri a 30 anni è diversa da quella a 50?
—«Molto, lo vedo con le figlie. Non avrei mai immaginato questo amore folle: è pazzia. Se Costanza mi dice che c’è bisogno di qualcosa al mattino per una delle due bambine, volo in pigiama fuori dalla finestra: si chiama amore, ma è così per tutti immagino. Vivo per prendermi cura di loro e di mia moglie».
Si è mai comportato male con una donna?
—«No».
Che mondo è quello in cui crescono le sue figlie?
—«Un mondo che va veloce, ma non mi fa paura. Bisogna adattarsi e accompagnare la loro crescita. Poi quando si presenterà un fidanzato sarà una roba da infarto, ma è presto».
(Corriere della Sera)
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