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Lunga intervista concessa da Christian Vieri al Corriere della Sera. L'ex attaccante dell'Inter ha parlato anche della sua esperienza in nerazzurro:
«Sei anni pazzeschi, ho dato tutto e creduto nel progetto. A San Siro c’era un’atmosfera elettrica. Ogni volta che scendevamo in campo per il riscaldamento sentivo il calore e l’affetto della gente».
Ha giocato con Ronaldo.
«Il Fenomeno. Per me il miglior centravanti del mondo, anche fuori dal mondo. Insieme abbiamo passato tre anni fantastici. È stato il primo a fare il doppio passo e correva più forte lui con il pallone che il difensore senza».
Altri centravanti che le sono piaciuti?
«Prima di Ronie, Van Basten, tecnicamente formidabile. Poi Vialli e con lui Mancini, anche se Roby non è stato un nove».
E Baggio?
«Lo andavo a vedere in curva Fiesole a Firenze».
Torniamo a Mancini, le piace la sua Italia.
«Era tanto tempo che non vedevo giocare così bene la Nazionale. Gliel’ho sia detto che scritto. C’è confidenza tra noi: all’Inter l’ho fatto venire io (ride, ndr). Sa cosa mi piace del Mancio?».
Prego…
«Che esalta le qualità dei giocatori. Vede i giovani e non ha paura a lanciarli, ma al tempo stesso non trascura qualche vecchietto se lo merita».
Lei sarebbe stato il centravanti perfetto per questa Nazionale.
«Solo perché avrei avuto vent’anni…».
Che ne dice di Immobile e Belotti?
«Ciro è maturato e sta facendo tanti gol. Ora però deve fare uno scatto in avanti con la maglia azzurra e non lo dico per criticarlo. Il Gallo è tosto, ma da uno con le sue qualità mi aspetto 18/20 gol a stagione».
Due Mondiali, il terzo svanito per poco.
«Lippi nel 2006 mi voleva portare in Germania. Ma avrei dovuto giocare e al Milan stavo in panchina. Così a gennaio ho scelto di trasferirmi al Monaco, in Francia, però mi sono rotto il ginocchio e tutto è svanito. Il calcio è così».
All’Inter è cominciata bene e finita male.
«C’è stata quella brutta storia dei pedinamenti, ma non ho mai fatto niente di sbagliato».
Ripensa mai al famoso 5 maggio?
«Fa parte del calcio. Si vince e si perde. Quella sconfitta ci ha distrutti perché eravamo stati in testa dall’inizio. E subito dopo, l’Italia è stata eliminata al Mondiale dalla Corea. Due botte così ravvicinate hanno lasciato il segno. Però sono state anche un incentivo per ripartire meglio».
Adesso, in piena emergenza, è giusto ricominciare?
«Capisco le istanze del calcio, che stando fermo ci rimette milioni di euro. Ma in questo momento è più importante la gente. La salute viene prima. Quando il pallone potrà ripartire,lo farà».
Vincerà ancora la Juventus?
«Ne ha messi in fila otto, prima o poi uno lo perderà. È una questione di motivazioni. Sino adesso non è stata particolarmente convincente, però è in testa in campionato, negli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia. E con Cristiano Ronaldo si gioca sempre per vincere».
Che riflessioni sta facendo in questa lunga clausura?
«Provo una tristezza infinita per tutte le persone che sono mancate e che avrebbero meritato un funerale degno con amici e parenti. Purtroppo nessuno si aspettava che il virus fosse così letale, ma gli italiani si stanno comportando bene. Siamo forti e orgogliosi e pian piano ne verremo fuori. Sicuro».
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