Bobo Vieri lo aveva detto: "L'Italia arriva in finale". Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante nerazzurro spiega perché era così sicuro che gli azzurri sarebbero arrivati in finale: "Perché vedevo come giocava e anche che non perdeva mai: tante partite senza perdere, tante. Compresa l’Under 21, ho giocato in Nazionale quasi 15 anni: io lo so che fatica si fa, non solo fisica, anche mentale. Mica solo a Mondiali e Europei: anche nelle qualificazioni, soprattutto in trasferta. Se non perdi mai vuol dire che hai anima. E se non perdi mai giocando a calcio, sei squadra. Una grande squadra".
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Vieri: “Italia, se non perdi mai vuol dire che hai anima. Immobile…”
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Bobo Vieri elogia gli azzurri di Mancini
Da finale, come aveva previsto. Teme che l’Italia ci arrivi troppo stanca, come nel 2012?
«Li ho visti un po’ cotti nei supplementari, ma gli spagnoli ti fanno girare anche le gambe, non solo la testa. Però quando arrivi in finale devi pensare solo una cosa: va come va. Tutta Italia, e tutti gli italiani nel mondo, oggi guardano la Nazionale: la grandezza non sta nella finale, quella l’abbiamo già vinta. Sta nel percorso fatto per arrivarci. Nella rivoluzione che ha fatto il Mancio».
Anche lei trova che Mancini sia molto cambiato?
«Veramente no. Oggi ci sono i social: è più facile vedere come uno è. Di me si pensava che fossi un burbero: sono un burbero, io? Il Mancio è sempre stato così: un buono, che ogni tanto si incazza. Come tutti».
E in cosa rivede il Mancini che ha conosciuto?
«Era un mio idolo quando ero ragazzino, poi ci ho giocato insieme, poi mi ha allenato: Mancini, da sempre, è uguale a bel calcio. Lo giocava, lo voleva, lo vuole».
E quando vede Vialli e Mancini che cantano insieme l’inno?
«Una meraviglia. Loro due, Evani, Oriali che c’era nel 1982 e c’è ancora oggi, e poi ancora Lombardo, Salsano, De Rossi: questa per me è la Nazionale, gente che sa cosa vuol dire giocare con quella maglia».
Anima italiana: Bonucci e Chiellini sono l’anima di questa squadra?
«Soprattutto quelli che hanno più esperienza: insieme sono perfetti, non li cambio con nessuna altra coppia in Europa. Grande la sintesi di Mourinho: quei due arrivano da Harvard. La mia sintesi: se al Chiello si potessero mettere due polpacci nuovi, potrebbe giocare fino a cinquant’anni».
Jorginho è da Pallone d’oro?
«Grande campionato con il Chelsea, ora un grande Europeo: ma secondo voi gliene frega così tanto? Gioca con l’Italia ed è in finale a Wembley: oggi pensa solo a questo».
A 22 anni si può essere forti com’è forte Donnarumma?
«Se sei già il miglior portiere del mondo, sì: a 22 anni, sì. Gigio è nato per fare il portiere: esattamente come Buffon. E quest’anno lo ha allenato Dida, non a caso per una decina d’anni uno dei migliori portieri del mondo».
Anche Immobile dovrebbe segnare di più?
«Se giochi nelle grandi nazionali dovresti fare gol e basta: io ne so qualcosa, ne sa qualcosa Kane, fino alla quarta partita lo offendevano a morte. Ora stanno massacrando Ciro, ma lui e Belotti hanno solo due doveri: lottare e aiutare la squadra. In Nazionale giochi per la maglia e il tuo Paese, non per i tuoi gol: se li fai, bene, se non li fai ma servi alla squadra va bene lo stesso».
(Gazzetta dello Sport)
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