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Era un po’ che non parlava. Nella settimana che porta al derby, Crhistian Vieri si è sfogato alla Gazzetta dello Sport:
"Io allenatore? Presto mi iscriverò al corso allenatori negli Stati Uniti, mi sto informando, tanto ormai vivo lì, a Miami. Che faccio ora? Lavoro a beIN Sports, ho appena rinnovato il contratto per altri tre anni. Sono felice di questa esperienza, il canale è gestito dai padroni del Psg, gente fantastica, mi trovo davvero bene. Abbiamo in esclusiva Serie A, Liga e Ligue 1. Se gioco ancora? Sì, mi diverto con Juve Legends e Milan Glorie. In che rapporti sono? Sento spesso Andrea Agnelli, grande dirigente. Da quando ha preso in mano la situazione, la Juve è tornata ai massimi livelli, sia in Italia sia oltre confine. Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio, e ringrazio in particolare Alessandro Spagnolo, Mauro Tavola e Flavio Farè. Rientrare nel calcio? Non è semplice avere l’opportunità giusta, ora vediamo che cosa succede".
"Rammarichi? Nel 2006 mi infortunai e persi il Mondiale. Lo sa che non riuscii a guardare nessuna partita degli azzurri? Dio, quanto ho sofferto. Quando Fabio alzò la coppa? Ero distrutto, inizialmente evitavo anche solo di pensarci. Mi dicevo: ho faticato per anni, ho segnato 9 gol ai Mondiali e mi perdo il sogno di una vita. Poi, però, nel mio cuore ho gioito con tutti quei ragazzi, compagni di sempre in azzurro: era la nostra generazione, avevamo giocato insieme dai 17 anni in avanti, eravamo stati campioni d’Europa anche con l’Under 21. Certo, quella sera a Berlino era tutto perfetto, mancavo solo io, del resto quella fu una generazione straordinaria la più forte che l’Italia del calcio abbia mai avuto, assieme a quella del 1982. Vincemmo nel 2006, ma forse il top lo avevamo toccato nel 2002. L’azzurro? Ho lasciato l’Australia e la famiglia a 14 anni con due sogni: giocare in A e vestire la maglia della Nazionale. Quasi mi scoppiava il cuore quando Cesare Maldini, un secondo padre per me, mi chiamò in Under 21: prima di ogni gara andavo in bagno e piangevo fra gioia e tensione. Rappresentare il proprio Paese è la cosa più eccitante per me. Io sputavo sangue per la Nazionale, uscivo distrutto dopo ogni gara, non ammettevo altro modo di interpretare certe partite. E quelli che tirano indietro la gamba anche una sola volta, non li farei nemmeno più entrare a Coverciano".
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