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"Incentivare al maggior impiego dei giovani? Ci sono due aspetti fondamentali, uno tecnico e uno chiamiamolo politico. Il primo è far in modo che sui giovani si lavori molto più sulla tecnica, perché abbiamo avuto un impoverimento tecnico pauroso. Se pensiamo ai talenti che avevamo nell'82, era impressionante la qualità dei giocatori. Abbiamo delle responsabilità, non abbiamo saputo rispondere a questo cambiamento sociale. I giocatori non si formano più spontaneamente per strada, non toccano più tante volte la palla, non abbiamo più del talento. Nei settori giovanili dobbiamo fare meno tattica e più tecnica e lasciare che il talento si esprima individualmente. Noi stiamo cercando di giocare un calcio in modo troppo collettivo: ci sono gli ultimi 25 metri di campo che hanno bisogno di un calcio individuale e a noi questo manca. Per il secondo aspetto, dobbiamo far sì che i settori giovanili diventino un investimento e non un costo. Dobbiamo far in modo che le società vedano nel settore giovanile una risorsa e che gli allenatori di prima squadra abbiano degli incentivi anche di natura professionale per la valorizzazione dei giovani. Secondo me anche le seconde squadre possono aiutare un inserimento dei giovani in prima squadra. E soprattutto dobbiamo giocare un calcio tecnico e non speculativo, perché il giovane non lo sa giocare. Dobbiamo rivedere anche il nostro modo di giocare a calcio", ha detto ancora il coordinatore delle nazionali giovanili maschili della FIGC.
"Dobbiamo riproporre il calcio di strada durante gli allenamenti. Dobbiamo creare più situazioni di uno contro uno, più partitine due contro due, tre contro tre, come si faceva una volta. Solo così riusciamo a recuperare il talento. Se non lo facciamo, continueremo a costruire giocatori teorici, senza creare giocatori che possono spostare gli equilibri. Nella nazionale Under 17 di Favo, i vari Mosconi e Liberali avevano l'obbligo di puntare l'uomo negli ultimi 25 metri. Questo è il messaggio forte che deve passare agli allenatori e ai giocatori di settore giovanile: il calcio non è uno sport di passaggi ma anche di duelli", ha concluso Viscidi.
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