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Il giornalista de' La Gazzetta dello Sport Alessandro Vocalelli ha analizzato il mercato dell'Inter e le mosse dei nerazzurri nella rubrica 'Il Tema del Giorno', nell'edizione odierna del quotidiano.
"Partiamo dall’inizio: dall’addio di Conte alle cessioni di Hakimi e Lukaku. Impossibile negare che per l’Inter siano state rinunce pesanti: il carattere e le idee dell’allenatore, l’esuberanza e la gamba dell’esterno, la forza e la personalità del centravanti. Uomini, e non solo professionisti, che hanno avuto un ruolo decisivo nello scudetto nerazzurro.
Nessuno, insomma, può negare che l’Inter esca profondamente rivoluzionata - e indebolita nelle proprie certezze - dai due mesi più tormentati della sua storia recente. Anche per alcuni errori evidenti di comunicazione, perché assicurare che dopo Hakimi non ci sarebbero stati altri addii eccellenti ha scatenato ancora di più la - comprensibile - reazione dei tifosi.
Ma è in certi momenti, di assoluta emergenza, che bisogna valutare la capacità di reazione, la prontezza nel fronteggiare certi buchi, anzi certe voragini. E se l’ingaggio di Inzaghi ha rappresentato la risposta più naturale, e verrebbe da dire illuminata, lo sbarco di Dzeko a Milano va comunque valutato più che positivamente.
Perché rappresenta la miglior soluzione possibile nell’immediato, per valore abbinato all’esperienza, per integrità accordata alle motivazioni che il bosniaco avrà comunque dopo due anni di tira e molla in giallorosso, sfociati nello strappo alla sua fascia di capitano.
L’Inter, è evidente, non può pensare che Dzeko faccia da contrappeso alla partenza di Lukaku. Ma l’arrivo di un altro attaccante e magari l’acquisto di un esterno di gamba come Dumfries, potrebbero consegnare ai tifosi interisti una squadra molto più competitiva e ambiziosa di quanto oggi - a caldo - possa apparire.
Cominciando, appunto, da quello che a Simone Inzaghi e parallelamente ai nuovi compagni può dare Dzeko. Che negli ultimi due anni ha dimostrato solo il cinquanta per cento del proprio valore. Ritrovarsi senza una spalla realmente compatibile, e dentro a un rapporto complicato con Fonseca (sfociato nella clamorosa lite nella partita con lo Spezia), aver vissuto due estati da sicuro partente - prima per la stessa Inter e poi per la Juve - hanno finito per complicare moltissimo la sua avventura in giallorosso.
Che, al contrario, si è esaltata quando al suo fianco ha avuto un compagno come Salah e ha potuto contare su un rapporto molto più fluido con altri allenatori: nella stagione con Spalletti è arrivato a segnare 29 gol in campionato, in quella con Di Francesco ha contribuito moltissimo alla conquista della semifinale di Champions League.
Traducendo al giorno d’oggi: dialogare con un partner come Lautaro (a cui, vedrete, si aggiungerà un altro attaccante), mettersi a disposizione di un tecnico come Inzaghi che sa di psicologia e non solo di calcio, potrebbero insomma riportarlo a certi livelli.
È da qui che deve ripartire l’Inter, senza minimamente nascondersi le difficoltà che dovrà affrontare e il peso che di sicuro rappresenteranno certe partenze. Ma immaginando anche che il buio apparente di queste ore potrebbe essere squarciato da una reazione emotiva vigorosa.
Non avere il ruolo di favorita a tutti i costi, poter contare sulla voglia di Lautaro di prendersi il ruolo di Prima Punta (non solo tecnicamente ma anche in ordine gerarchico), potersi appoggiare sulla compattezza di un gruppo comunque formidabile e sul desiderio di Dzeko di tradurre in campo ciò che poteva essere e non è stato negli ultimi due anni, tutto questo - chissà - potrebbe davvero rovesciare il tavolo. Perché come non si scrive con le mani, così non si gioca solo con i piedi. È sempre la testa a comandare".
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