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Alessandro Vocalelli, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha scritto sulla Rosea proprio dell'Inter:
"Non è il caso di chiamarlo progetto, perché la parola è abusata. Non è il caso di chiamarlo modello, perché non esiste una sola espressione di calcio. Potremmo chiamarlo piuttosto un esempio di sana gestione, che ha portato l’Inter - perché è naturalmente dei Campioni d’Italia che stiamo parlando - a ottenere risultati molto importanti, proprio nel momento in cui ha dovuto tenere sotto stretta osservazione i bilanci. Da Lukaku ad Hakimi, da Onana a Brozovic - ma l’elenco è molto più lungo - si è prima pensato a cedere bene e poi a comprare ancora meglio, con Sommer e Thuram classici fiori all’occhiello. Ma, nel giorno in cui Spalletti ha annunciato che all’ottanta per cento le convocazioni per i prossimi Europei sono fatte, si può dire anche di più
Che l’Inter, parallelamente al mercato internazionale, - verrebbe da dire al mercato dell’Internazionale - si è mossa benissimo anche sul fronte interno. Consegnando al Ct la spina dorsale della “sua” Italia. Già, perché non ci sono altri club così tanto rappresentati. Da Bastoni ad Acerbi da Darmian a Dimarco, da Barella a Frattesi, saranno sei i ner…azzurri che cambieranno maglietta. Tanta roba direbbe il ct, che su questo blocco costruirà buona parte della difesa e del centrocampo. Insomma, una squadra leader in campionato che viene trapiantata, offrendo un contributo importante, anche in Nazionale. Come d’altronde è successo molte volte nella storia. Dal Milan di Sacchi - di Baresi e Maldini, di Donadoni e Ancelotti - alla Juve che proteggeva Buffon con la famosa Bbc: Bonucci, Barzagli e Chiellini. Il marchio di un gruppo che svolgeva un ruolo determinante, con l’Italia e alla Juve.
Ora, intendiamoci, non è certo il caso di discutere o imporre scelte di qualsiasi tipo. La possibilità di ingaggiare grandi calciatori stranieri è un’opportunità da cogliere sempre. Perché, anzi, da culture anche calcistiche si impara sempre e ci sono fior di campioni che hanno rappresentato e rappresentano punti di riferimento assoluti. Però, e lo abbiamo visto, la storia suggerisce che avere una solida base di calciatori italiani, in grado di accogliere e fare da guida a chi arriva da fuori, può essere un ottimo modo per accelerare un processo di ambientamento e perfezionamento dei meccanismi di squadra. Un’ indicazione, non certo una lezione, anche in vista di un altro mercato che tra qualche tempo si aprirà ufficialmente. Le possibilità di operare in qualsiasi Paese, andando a scandagliare il meglio che c’è in giro, è sicuramente un’enorme opportunità. Ma pensare allo stesso momento a un blocco italiano può rappresentare davvero un valore aggiunto fondamentale. Anche perché, come nel caso dell’Inter, ci sono storie che sfuggono a cliché superati. Alzi la mano chi ad esempio pensava che Di Marco, dopo essere andato via per due volte dall’Inter, potesse diventare il fantastico esterno che è ora. Alzi la mano chi pensava che Darmian, superata abbondantemente la trentina, potesse vivere una seconda giovinezza. Alzi la mano chi davvero credeva che Acerbi, potesse essere - a 35 anni - l’asso nella manica di Simone Inzaghi. Insomma, le soluzioni migliori a volte sono, così, sotto gli occhi. Basta avere la competenza e l’umiltà per capire, come avrebbe detto Costanzo, cosa c’è dietro l’angolo. Senza, presuntuosamente, pensare di essere i soli a immaginare il proprio orizzonte".
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