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Qatar 2022, Vocalelli: “I campioni vanno tutelati. Tempo effettivo? C’è una domanda che…”

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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro Vocalelli, giornalista, ha parlato così dei Mondiali di Qatar 2022

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro Vocalelli, giornalista, ha parlato così dei Mondiali di Qatar 2022:

"Non c’è dubbio che il calcio abbia fatto e stia facendo di tutto per modernizzarsi. Dall’impiego della tecnologia alle ultime regole per incrementare il numero dei gol, con il portiere ad esempio costretto a giocare con i piedi dopo un passaggio all’indietro. Dalle cinque sostituzioni, per consentire allo spettacolo di mantenere una sua - diciamo così - freschezza ed intensità, ai lunghi recuperi a cui ci stavamo gradualmente abituando e che in questi Mondiali si sono via via trasformati in autentici supplementari. E la domanda che tutti si fanno è ora a proposito del tempo effettivo: non sarebbe meglio, a questo punto, fermare il cronometro per avere la certezza di un trattamento uniforme? Interrogativi che saranno sciolti, probabilmente, a breve scadenza. Insomma, il pallone sembra avviato (giustamente) a stare al passo coi tempi, perché non c’è dubbio che ogni modifica - per migliorare e far crescere lo spettacolo - debba essere incoraggiata. In tutto questo, però, continua ad aleggiare una domanda che invece resta sospesa: ma, realmente, si fa davvero il massimo per tutelare la qualità, il gioco, in poche parole il talento? Se n’è lamentato apertamente il CT del Brasile, Tite, a proposito del trattamento riservato nella partita d’esordio a Neymar. Le immagini della caviglia gonfia hanno fatto il giro del web e, molto onestamente, il tecnico ha assolto Milenkovic da quella che, per molti, era stata l’entrata più dura. No, lui non c’entra - ha detto Tite - ma questo non toglie che Neymar sia stato bersagliato per tutta la gara. Con il rischio concreto di perdere - e ci rimetterebbe l’intera manifestazione e non solo il Brasile - un protagonista assoluto. E, a supporto, sono arrivate alcune statistiche che fanno davvero pensare. Perché, e non può essere un caso, le espulsioni negli ultimi tempi sono clamorosamente calate. Una sola in questa prima fase del Mondiale: un dato che stride terribilmente con quello che succedeva, ed è successo, nelle precedenti edizioni. Sono state complessivamente 28 nel 2006 in Germania, per poi scendere progressivamente e drasticamente: 17 nel 2010 in Sudafrica; 10 nel 2014 in Brasile; appena 4 a Russia 2018. Per arrivare, come detto, all’unica espulsione decretata finora. Quella del portiere del Galles, Wayne Hennessey, nella partita con l’Iran".

"Insomma, dalla tolleranza zero si sta praticamente arrivando alla punibilità pari quasi allo zero. Il che, come avrebbe detto Catalano, può voler dire solo due cose. O i calciatori sono diventati tutti più buoni e rispettosi, oppure pian piano si è fatta strada un’indicazione: lasciate giocare, sempre e (quasi) comunque. Ma se il calcio, e siamo perfettamente d’accordo, è uno sport di contatto ed è comprensibile che si cerchi di garantire la fluidità del gioco, bisognerebbe però fare molta attenzione a non andare oltre, rendendolo anche più di uno sport fisico. In cui si cerca, in ogni modo, di soffocare la qualità dei migliori, con una serie sistematica di falli. Non è che Neymar, Messi, Ronaldo, Mbappé debbano godere di un trattamento migliore di altri, né di una protezione speciale, ma non è neanche giusto e accettabile che non debbano e non passano essere messi nelle condizioni ideali per esprimere le loro qualità. In un contesto che, così facendo, rischia di far prevalere il fallo sistematico sul genio individuale. Giusto insomma prolungare il tempo delle partite quando si tratta di compensare le perdite di tempo, le simulazioni, i festeggiamenti eccessivi. Proviamo però anche a chiederci se - per caso - non si sia arrivati ad allungare le gare di un quarto d’ora anche per un eccesso di foga che spesso sono i migliori a pagare. Perché si può fare tutto per rendere il calcio sempre più bello. Ma la regola numero uno è e deve restare sempre la stessa: garantire gli artisti".

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