Piero Volpi, responsabile del settore medico dell'Inter, intervistato dalla Gazzetta dello Sport racconta la stagione del club nerazzurro. La difficoltà maggiore? Volpi non ha dubbi: "In assoluto districarsi tra le varie normative Covid, sportive e non. E tra i diversi regolamenti, locali, nazionali e internazionali".
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Inter, Volpi: “Così è nato lo scudetto. Questo il momento più difficile. Pochi infortuni…”
Piero Volpi, responsabile del settore medico dell'Inter, intervistato dalla Gazzetta dello Sport racconta la stagione del club nerazzurro
La curiosità è: quanti tamponi avete effettuato?
«Per ogni componente del gruppo squadra, ovvero 50 persone, calcoli circa 100 tamponi. Totale, cinquemila molecolari. Parlo solo di questa stagione, senza contare la precedente. A quei numeri, aggiunga circa 20 sierologici a testa. Anche dal punto di vista economico è stata una spesa molto importante (oltre 300 mila euro, ndr)».
Qual è stato il rapporto con i calciatori?
«A loro va un grande merito. Sono diventati esperti in materia, mi sono trovato a confrontarmi con loro sul tema pandemia e li ho trovati preparatissimi. Dico di più: non c’è categoria al mondo, neppure noi medici, che si è sottoposta a uno screening così accurato come il calcio. Sarà bene non disperdere questo tesoro: quanto fatto può essere materiale scientifico da approfondire in futuro, oltre che un modello da seguire. Nel prossimo campionato i giocatori continueranno a essere monitorati. Ma al via tutti saranno vaccinati».
Il momento più difficile della stagione?
«Abbiamo avuto 13 calciatori su 26 contagiati, la metà della rosa, in tre diverse fasi: ottobre, novembre e marzo. Quest’ultima è stata la prova più dura, nel momento clou del campionato. E in quel periodo anche i dirigenti sono stati colpiti».
Si poteva far meglio?
«Forse sì, ma vale per qualsiasi campo. Piuttosto, mi sento di ringraziare il laboratorio che ci ha seguito e l’Ats di Milano, con cui abbiamo stabilito un grande rapporto. È stato grazie a loro che riuscimmo a scoprire la falsa positività di Hakimi, confermata poi dai sierologici».
Parliamo di infortuni? L’Inter ne ha sofferti pochi dal punto di vista muscolare.
«E il merito va trovato nei due anni di Conte e del suo staff: hanno aumentato la qualità e la quantità del lavoro fisico-atletico. Poi c’è la nostra prevenzione, nel pre e nel post partita, a cui teniamo moltissimo. E infine il merito va ai medici della prima squadra e ai terapisti. Se oggi festeggiamo, è frutto di un lavoro di squadra».
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