La Coppa Uefa del 1998, appunto: Inter-Lazio 3-0. Una finale contro la squadra con cui giocava fino a due anni prima. Non dev'essere stato facile...
"Ripeto, io sono passato dalla Lazio all'Inter per alzare dei trofei. La finale a Parigi per me era particolare, ma una volta entrato in campo la voglia di vincere ha prevalso su tutto: ho pensato solo a portare a casa la partita. E il trionfo mi ha ripagato".
Lei era un centrocampista abituato a giocare a ridosso dell'area, all'Inter arretrò il raggio d'azione. E in quella partita annullò Nedved...
"Simoni era un grande allenatore anche perché discuteva tanto con noi veterani, specie con me e Simeone: ci chiedeva come vedevamo un avversario o una situazione, ci raccontava cosa aveva in mente. In quel caso era convinto che io potessi togliere dal campo Nedved, uno dei più forti del momento. Mi chiese se me la sentissi di fare la partita su di lui. Per me non era un problema: l'importante era vincere, avrei fatto qualsiasi cosa".
Era l'Inter di Ronaldo.
"Il Fenomeno, cos'altro aggiungere? Sono stato onorato di condividere il campo con lui".
Torniamo a oggi. Le è piaciuta l'Inter della seconda stella?
"Tanto, oltre a vincere gioca anche bene, si vede che è un gruppo affiatato. Inzaghi ha fatto un gran lavoro, se vinci un titolo con così tanto anticipo vuol dire che l'hai fatto senza discussioni".
Cosa le manca per poter competere per la Champions con le big d'Europa?
"Qualche giocatore in più, specie a centrocampo e in attacco. Non è questione di qualità, quella c'è già, ma le più forti in Europa in ogni ruolo hanno almeno 2-3 alternative di pari forza. L'Inter al momento non le ha, ed è importante per non abbassare mai il livello in campo. Anche perché giochi in tante competizioni con ragazzi quasi tutti nel giro delle nazionali...".
Dumfries come l'ha visto? Spesso ha faticato...
"Anche se non è stato sempre titolare, lo trovo molto migliorato rispetto a quando è arrivato. Oltre che come calciatore mi piace parecchio anche come persona: è un generoso, uno che fa tutto quello che serve per vincere".
Klaassen invece come se lo spiega? da titolare nell'Ajax al fondo delle rotazioni a Milano...
"Guardi, io ci sono passato e posso dirlo con certezza: per un centrocampista che arriva dall'estero non è facile imporsi subito nel calcio italiano. Ma resta un buon giocatore, che ora non è in nazionale solo perché nel suo ruolo l'Olanda ha tantissime alternative e agli Europei conviene portare gente che è già in ritmo".
Non c'è nemmeno Zirkzee, nonostante un gran campionato a Bologna.
"Ma ci sarà in futuro, è forte e l'Italia ti forma per il grande calcio. Vedi anche Koopmeiners...".
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