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Sì, ma il nome della favorita?
—«Milan e Juventus alla pari. La Juve perché effettivamente ha più tempo per preparare le partite, il Milan perché è partito forte e gioca bene. L’Inter ha avuto un paio di battute di arresto, mi convince meno».
Chiudiamo con le scommesse, l’argomento della settimana. Nella vita da calciatore, mai capitato di giocare o di ricevere proposte?
—«No, io non ho mai avuto questo vizio e l’abitudine alle scommesse non era così diffusa. Ai miei tempi c’erano meno tentazioni rispetto a quelle dei ragazzi di oggi e anche i social avevano appena cominciato a diffondersi. I ragazzi oggi sono molto più fragili, hanno più possibilità di salire sul piedistallo e poi scendere in fretta. Con i leoni da tastiera, se non hai personalità e autostima è facile sbagliare. Se fai un autogol, i social ti colpiscono duro. Non è facile».
Il quadro che emerge dalle notizie di queste due settimane però è molto preoccupante. Che dire, da ex calciatore e da genitore?
—«Sì, non è un bel quadro. I giocatori sanno che non si può scommettere, quindi è giusto punire che infrange le regole. Dall’altra parte però, leggendo le parole di Fagioli, mi viene da dire che in questo momento va aiutato. Non si può arrivare a piangere in panchina, non per un passaggio sbagliato ma per i debiti: così un giocatore rende al 10%. Nicolò va punito ma non condannato, altrimenti si rischia di perderlo».
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