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Zamorano: “Inter, Scudetto alla portata: batti la Juve e falla fuori. Lautaro e Sanchez…”

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L'ex attaccante nerazzurro parla della sfida tra Juve e Inter e analizza la stagione dei singoli in casa nerazzurra

Alessandro De Felice

Ivan Zamorano, ex attaccante cileno dell'Inter, ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport alla vigilia di Juventus-Inter. "Non c’è niente di più elettrizzante che giocare a Torino..." spiega l'ex calciatore in vista di una gara fondamentale per la volata scudetto delle due squadre.

Come vede la sua Inter prima dello Stadium?

"Parola d’ordine tranquillità: non conosco una squadra che durante un anno non abbia un “basso” calcistico, non scordiamoci che l’Inter fino al 2021 aveva toccato livelli stratosferici. Anzi, è un bene che questo calo sia avvenuto tra febbraio e marzo perché c’è ancora spazio e tempo per recuperare la vetta. Con una vittoria saremmo a -3 dal Milan, non male per prendere la rincorsa".

Ma si è spiegato perché la macchina di colpo si sia fermata?

"Non è il momento di drammatizzare o esagerare, la macchina può ripartire subito. Certo, sarebbe stato meglio mantenere una certa regolarità, ma lo scudetto è ancora un obiettivo alla portata. Anzi, ci credo proprio! Per questo, dico che non è il tempo dei rimpianti, anche se qualche partita in più andava vinta...".

Chi vince a Torino si rivaluta e chi perde è fuori dai giochi?

"Sì, va affrontata con responsabilità e intelligenza proprio perché è una gara da dentro o fuori. Ma con la Juve lo è sempre, a maggior ragione con questa classifica. Quando vesti il nerazzurro sai che la prima da vincere è quella con la Juve. Voi lo chiamate “derby d’Italia”, per me è un “Superclasico”. Questa vale di più proprio perché, vincendo, oltre a mettersi in scia del Milan, l’Inter taglierebbe fuori i più grandi rivali. Purtroppo, però, questa Juve non è quella fragile di inizio stagione...".

È Vlahovic che l’ha cambiata del tutto?

"Vlahovic è il “plus”. Per fame, gioventù e margini di crescita, ha un futuro da top garantito. Anzi, penso che entro 2-3 anni lo vedremo tra i re d’Europa. Io vedo la forza fisica del centravanti, ma anche qualcosa di più, l’estro per muoversi su tutto il fronte. A volte sento dire con troppa facilità “quell’attaccante là fa reparto da solo”, ma nel suo caso è vero".

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Le risposte dell’attacco interista la convincono?

"Dzeko è una certezza, ha grande esperienza e sa gestire questi momenti. Mi soffermo su Lautaro, per me troppo criticato. Tutti sappiamo ciò che il Toro può dare e si è visto soprattutto nel periodo in cui non ha segnato: in quelle partite la squadra non ha mai giocato in 10, come a volte capita quando una punta non è in buon momento. Lautaro, invece, ha sempre qualcosa da offrire oltre ai gol. Ha una solidarietà innata, l’impegno e la dedizione per l’Inter sono totali. Non so cosa succederà sul mercato, non so se ci sarà un eventuale arrivo di Dybala, ma vorrei che i gol scudetto arrivassero da lui. Che fosse Lautaro ad accompagnarci alla rimonta. Lui non ha ancora dato il 100% del potenziale".

Quali sono per lei i punti deboli della Juve?

"Beh, a difesa: l’ho vista un po’ lenta, ha perso brillantezza rispetto agli ultimi anni. L’Inter ha un centrocampo superiore ma per me vince se, oltre a passarsi bene la palla in mezzo, trova rapidità di esecuzione e verticalità. Pochi tochi e subito palla in profondità, soprattutto sulle fasce dove possiamo fare molto male. Lì Perisic ti ammazza nell’uno contro uno, Dumfries aggredisce dietro le linee e sa sbucare sul secondo palo come con la Fiorentina".

A volte sembrano declinanti, a volte hanno sussulti di orgoglio: cosa possono ancora dare i suoi connazionali a questa squadra?

"Intanto, grazie a tutti e due e agli altri giocatori della nostra “Generación Dorada” che ci hanno dato due Coppe America consecutive. Ora sia Alexis che Vidal avranno il cuore spezzato per la mancata qualificazione del Cile al Mondiale, ma il calcio è meraviglioso perché ti dà sempre una rivincita. Loro possono prendersela con l’altra maglia del cuore, quella nerazzurra: quando la indossano, io mi sento orgoglioso. Su Vidal posso dire che deve continuare così: dare il suo contributo quando serve, da grandissimo quale è, indipendentemente dalla carta di identità".

E l’altro che dice di sentirsi “un leone in gabbia”?

"L’ha detto dopo il gol in Supercoppa dove ci ha fatto godere come pazzi. Vorrei proprio che lo ridicesse ancora una volta: significherebbe che Alexis ha rimesso di nuovo il piedino contro la Juve...".

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