«Ho giocato con grandissimi giocatori nel Siviglia e da lì l'opportunità di giocare al Real Madrid. Nel 1994-1995 è stato un anno difficile all'inizio. Valdano non mi voleva, mi diceva che non avrei giocato o che sarei stato il quinto attaccante. Ma la vita ti dà certe possibilità e nelle avversità puoi trovare un'opportunità. Era stato chiaro a inizio anno ma poi mi ha messo una squadra vicino e sono diventato miglior giocatore straniero e capocannoniere, ho segnato a quattro minuti dalla fine della partita col Deportivo, il gol del titolo. Nella vita non c'è niente di impossibile. Se ci credi col cuore che una cosa devi farla, devi metterci tutto te stesso. Il mio approdo al Real è stata la cosa più importante. Sono l'unico cileno a giocare nella squadra spagnola e ci ho giocato quattro anni e segnato 101 gol. La gente mi vuole bene e quando mi vedono al supermercato non mi hanno dimenticato, come succede a Milano. Il Real è stata una squadra importante, non me lo dimentico. Ho giocato con tantissimi giocatori forti, ma se devo nominarne uno è Raul che ha fatto il debutto a 17 anni, aveva una personalità per affrontare la maglietta del Real. Aveva debuttato col Real Saragozza, ma ha lottato e Valdano ha avuto fiducia in lui e nella gara successiva col l'AM ha fatto una grandissima prestazione», ha raccontato.
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-Cosa si prova quando ti compra il Real?
È stata una cosa speciale. Ero andato in vacanza in Cile, si sposava mia sorella. Il mio agente mi disse: "Dimmi dove sei, dobbiamo sistemare tutto. Ti vogliono in tre e uno dei club è il Real". Mi chiamarono nel mezzo della cerimonia, tutti guardavano me. E il mio procuratore in quel momento mi disse: 'Sei del Real, parti stasera'. Ma io dovevo finire la cerimonia, gli ho detto: 'Ti chiamo dopo'. E quella sera ho detto a mia sorella: "Parto, vado al Real". Festa per il matrimonio, ma anche per la mia nuova avventura.
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