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Javier Zanetti, ai Mondiali di Russia come opinionista e come rappresentante della FIFA. Ha rilasciato un'intervista e ha parlato della sua scelta di restare al club nerazzurro in una veste diversa da quella che ha sempre avuto: dal campo lui è passato alla scrivania e oggi è il vice presidente dell'Inter. Ecco cosa ha detto:
- Perché continuare nel calcio ma senza fare l'allenatore come molti altri ex compagni di squadra?
Quello è un modo normale di restare nel calcio. Tutti dicono che dopo tanti anni in campo potresti rimanere sorpreso nel non essere più sul prato verde. E essere un allenatore permette ancora di restare lì. Ma volevo altre cose per me. Mi ci è voluto un po' per prepararmi. Ho dovuto studiare all'università e ho dovuto impegnarmi per essere un dirigente.
-Cosa vedi ora che prima non vedevi?
Ho capito che perché gli undici giocatori che scendono in campo facciano bene ci deve essere un'altra squadra che gioca fuori. Dopo 23 anni in campo pensavo che tutto dipendesse dal gioco e come capitano pensavo a quello che si aspettavano i miei colleghi da me. Ora ricopro un altro ruolo all'Inter e ho grandi responsabilità. E' un'attività che apre le porte e mi consente di mettere in atto quanto ho imparato.
-Cosa si può tramettere delle cose che hai imparato?
Una delle mie passioni era giocare a calcio, ma ci sono anche delle responsabilità a livello sociale e ne ho sempre fatto un valore. All'Inter sono riuscito a tenere insieme queste due cose e ora stiamo parlando con la FIFA per fare questa esperienza.
- Argentina, Uruguay e Paraguay possono organizzare la Coppa del Mondo 2030?
È una grande sfida. Potere è volere. Devi lavorare duro ed essere molto professionale.
-Che cosa significa "essere professionisti"?
Devi stare attento a tutti i dettagli e non commettere errori. Organizzare una Coppa del Mondo è qualcosa di molto grande, di molto complesso. Ma quello che devi tenere in mente sono i dettagli e in quello non puoi sbagliare. E questo solo per la candidatura. Quindi, organizzarlo è un'enorme missione.
-Quando sei arrivato all'Inter negli anni '90, il campionato italiano era il migliore del mondo e ora è un po' indietro rispetto ad altri club europei. Cosa bisognerebbe fare per recuperare il terreno perduto?
È vero. A quel tempo tutti volevano giocare in Italia e non altrove. Penso che siano fasi. Ora è il momento per la Liga e per la Premier League, ma il calcio italiano sta cercando di ricrescere come prima. Non essere riusciti a qualificarsi per questa Coppa del Mondo li ha costretti a riflettere e ad apportare modifiche. Sicuramente le cose andranno meglio per la Nazionale italiana e tornerà ad essere forte anche la Serie A.
(Fonte: lanacion.com.ar)
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