Javier Zanettiè stato ospite a San Quirino per la prima edizione di Match Point e ha parlato della sua storia nerazzurra. «Sono cresciuto con certi valori. Mio padre faceva il muratore mentre mia madre era casalinga. Da vicino ho visto tutto il loro sacrificio e da allora questo modello mi ha accompagnato durante tutta la mia carriera. C’è stato però un periodo in cui l'Inter non riusciva a vincere dopo la Coppa Uefa nel 1998. Il presidente Moratti all’epoca aveva fatto dei grandissimi investimenti per comprare grandi campioni, ma sono sempre stato convinto di questo: che il lavoro paga sempre», ha esordito il vice presidente dell'Inter.


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Sulla sua esperienza da capitano Pupi ha aggiunto: «Il modo migliore di essere leader è dimostrare con i fatti. I comportamenti fanno la differenza, solo così i compagni capiscono che nessuno è più importante della squadra. Io condividevo tutto con il gruppo quando c'era un problema. Parlavamo per risolverlo e credo che i miei compagni mi abbiano rispettato perché sono sempre stato me stesso».
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Vita da dirigente
—Sul suo ruolo da vice presidente Javier ha detto: «Il calcio è cambiato, ed è cambiata anche la gestione di una società. Se da un lato sono mutate le visioni di questo sport, l'unica cosa che non può e non deve cambiare sono i valori di un club. Questo è fondamentale. Non volevo e non voglio essere un dirigente soltanto legato alla parte sportiva, ma una risorsa per la società», ha spiegato, come riporta Pordenone Today.
La sua vita è caratterizzata da due Paesi, l'Argentina, dove e nato e cresciuto e l'Italia che lo ha adottato: «Con la Fondazione Pupi volevo restituire al mio Paese quello che mi ha dato e da venti anni curiamo progetti per le famiglie e aiutiamo bambini ad avere un futuro».
(Fonte: pordenonetoday.it)
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