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La prima da capitano
—"Era una partita di Coppa Italia, è stata una grandissima emozione. Mi sono accorto di avere una grandissima responsabilità davanti ai compagni e a tutto l'ambiente. Fondamentale rimanere se stessi, in una carriera calcistica ci sono diversi momenti, superare difficoltà. Se uno rimane se stesso, i compagni lo riconoscono. Quando fai tutto per il bene della squadra, è tutto più semplice"
Addio e nuovo ruolo
—"Mi piace sottolineare il percorso che uno fa per arrivare a quel momento lì. Dopo le vittorie, alla fine della carriera uno cerca di lasciare stando bene. A me è capitato così, ho scelto io quando lasciare. Avevo 41 anni, avevo dato tutto quello che potevo dare, con sacrifici e cuore, dando il massimo in ogni partita, per prepararmi al dopo. Quando uno prende quella decisione, non sa mai cosa succede dopo. Non è facile prendere una decisione ma era arrivato il momento, da lì in poi, adesso sono in una fase della carriera dove sto imparando tantissimo, ho una missione diversa. Sto studiando alla Bocconi perché non voglio essere un dirigente legato alla parte sportiva, ma avere una visione a 360° che mi permetta di aiutare il club, di essere una risorsa, c'è tanto da fare e posso dare il mio contributo"
Con chi avresti voluto giocare?
—"Con Matthaus, mi identificavo tanto col suo modo di giocare. Quando sono arrivato all'Inter, lui era andato via. Ogni volta che ci incontriamo, parliamo della sua storia all'Inter"
Chi è il nuovo Zanetti?
—"Pettinato come me? (ride, ndr). Neanche a me piace fare paragoni, ognuno deve fare la sua storia. Il calcio è cambiato tantissimo, la cosa più importante è che ognuno faccia ciò che gli piace e che abbia dei valori che il calcio insegna"
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