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"Gianluca Rocchi è, lo ripeto da tempo, il meno responsabile della disgraziatissima situazione che si è venuta a creare, anche se qualche colpa ce l’ha. Inoltre è persona perbene. Ma non basta essere competenti e perbene per navigare nelle acque agitate del nostro calcio e gestire una serie impressionante di sollecitazioni e pressioni. Quest’anno le cose stanno andando particolarmente male, pertanto non sono d’accordo col presidente Pacifici quando afferma che il bilancio stagionale - intendiamoci, provvisorio - è positivo. Ma capisco che non possa dire il contrario. Da agosto a oggi abbiamo assistito a decine di errori di interpretazione dei falli e di gestione della partita, per non parlare dei continui aggiustamenti del protocollo che generano una confusione intollerabile. Siamo tornati al trionfo della discrezionalità, della soggettività a pene di segugio, che alimenta polemiche il più delle volte motivate"
"L’Aia attuale andrebbe perciò ridisegnata partendo dall’individuazione di soggetti in grado di coesistere e pensarla allo stesso modo, almeno sulle cose importanti. In fondo, strappandomi queste parole dal cuore - non per banale, se non volgare polemica - vorrei che tutti gli accenti profondi e commossi esternati in ricordo di Gigi Riva e del calcio che fu suggerissero meditazione nel mondo dei direttori di gara. Questi, tradizionalmente titolari del ruolo più delicato, dovrebbero recuperare non solo la coscienza dei giudici, ma anche la relativa immagine di compostezza e autorevolezza. L’inevitabile compromesso con i modi e le mode del Business Time non devono riguardare gli arbitri anche se le loro giacchette non sono più nere ma multicolori. L’unica frivolezza consentita nel nome della televisione".
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