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"La Juve di Natale ’23 ha solo 3 punti in più rispetto a quella dell’anno precedente e i giudizi sul lavoro del tecnico livornese sono cambiati pochissimo. Il calcio è il paradiso in terra dei pregiudizi, delle etichette, dei luoghi comuni e allora fa figo ripetere che Vlahovic non segna come a Firenze perché là riceveva più palloni da una squadra molto propositiva e che la Juve subisce pochi gol perché alza dei muri quasi invalicabili e gioca spesso il calcio all’indietro. L’estate scorsa, chiacchierando in un bar della Versilia (casuale) Allegri mi stupì con questa battuta: «Se mi chiedessero come si fa l’allenatore non saprei cosa rispondere. Lo studio, la tattica, lo spartito, tutte quelle belle cose che voi giornalisti vi raccontate addosso sono il dieci per cento del lavoro. Allenare, soprattutto a certi livelli, vuol dire assumersi continuamente delle responsabilità, ma anche conoscersi e seguire gli impulsi che vengono da dentro, affrontare e risolvere le situazioni, molte delle quali già viste o vissute. Bisogna saper dominare calcoli e cautele, per questo parlo spesso di istinto ragionato». Quanto l’istinto è invece puro si può assistere a scene come quella dei minuti finali dello Stirpe, Max che salta come uno scimpanzé urlando di tutto ai suoi".
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