02:20 min

ultimora

Zazzaroni sulla Roma: “Friedkin in stato confusionale. E tra telecronisti e talent…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Fatale è l’arbitro, fatalissimo il Var che, almeno nelle intenzioni, non dovrebbe sbagliare", il commento di Zazzaroni

Intervenuto sulle colonne del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha commentato così l'ennesimo passo falso della Roma, con Juric che ora rischia l'esonero:

"Fatal Verona significa che quando al Bentegodi giochi la miglior partita della tua gestione, provi in tutti i modi a vincerla, non ti risparmi mai, vai sotto, recuperi non una ma due volte e continui ad attaccare a testa bassa per prendere i tre punti, alla fine esci battuto e sei costretto a spiegare il destino. Fatale è sempre il risultato, fatale l’effetto che produce. Fatali sono i commenti di telecronista e talent che prendono in considerazione solo il 3 a 2, il resto non conta più"

"Fatale è l’arbitro, fatalissimo il Var che, almeno nelle intenzioni, non dovrebbe sbagliare. Fatale - ma non nuova - è la topica di Zalewski che consente a Tengstedt di trovare sorprendentemente il vantaggio. Fatali sono le distrazioni quando Verona si ricorda di essere fatale. Fatale, Verona, la sua Verona, può esserlo per Juric, al quale in questa occasione non riesco a rimproverare proprio nulla: la partita l’ho vista bene, con tanta attenzione. Fatali sono i ritardi dei Friedkin che non hanno ancora trovato un amministratore in grado di affrontare l’emergenza, perché di emergenza si tratta. Chi sta scrivendo il destino della Roma in questo momento è in stato confusionale. Fatale è la passione della gente che al fischio finale riempie il cellulare di messaggi, tutti dello stesso tono: adesso lo devono cambiare; devono mandarlo via; esonero?"

"Fatale è la sfiga: quando avresti bisogno di un po’ di fortuna per tenere la barca in linea di galleggiamento, si aprono tre buchi nello scafo e rischi di affondare. Tra poco è Natale, per ora è soltanto Fatale. Per una Roma tormentata oltre ogni logica. PS. Gli americani non capirono che, prendendo Juric, l’avrebbero messo - come è poi avvenuto - in una situazione più grande di lui e di tanti altri: è infatti arrivato dopo Mourinho, che riassumeva quattro ruoli in uno (allenatore, comunicatore, motivatore, guru), e De Rossi che incarna l’anima del romanismo. Ivan è un ottimo professionista e una persona leale e diretta, ma il tifoso non s’è mai sentito rappresentato da lui. Il calcio produce etichette e le applica addosso a chiunque, e Juric non è considerato da Roma. Il romanista non si è sentito rispettato dalla proprietà, per questo ha protestato, per questo ogni partita viene preceduta, accompagnata e giudicata con diffidenza e severità eccessive".