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Zazzaroni: “Inzaghi ha fatto il miracolo. Un giorno Marotta dovrà spiegare perché…”
Intervenuto sul Corriere dello Sport, il direttore Ivan Zazzaroni ha commentato così la finale raggiunta dall'Inter:
"Amala, passa l’Inter, amala! Tredici anni dopo José Mourinho, e proprio nel giorno del settantottesimo compleanno di Massimo Moratti, a portare l’Inter in finale di Champions è Inzaghino, il piccolo di famiglia, e allora immagino suo padre Giancarlo un po’ alticcio dopo essersi scolato per la gioia una mezza bottiglia di nocino piacentino, il liquore col quale accompagna la visione in solitario di tutte le partite dei figli. Inzaghino ha compiuto un autentico miracolo, è stato bravo, paziente, anche troppo, e fortunato: ha avuto la road to Istanbul facilitata dall’assenza di Real o ManCity. Tutto sommato, però, il percorso semplificato se l’è meritato"
"A pochi giorni dalla semifinale di ritorno ho sentito Marotta dire che Inzaghino ha superato l’esame: un giorno dovrebbe spiegarci in cosa consistesse, quali le materie, e soprattutto in quali condizioni l’allenatore si è dovuto presentare davanti alla commissione. Tre mesi fa Igli Tare, che con Inzaghino ha diviso tutte le stagioni da tecnico della Lazio, me lo spiegò per filo e per segno suggerendomi di avere fiducia in lui, nelle sue qualità; una fiducia rivelatasi superiore a quella che numerosi interisti hanno avuto. Già, perché a Inzaghino è stato rimproverato di tutto. In ordine sparso, di non essere da Inter, di giocare un solo tipo di calcio, di fare sempre le stesse sostituzioni - esterno per esterno, punta per punta per tre e quattordici -, di insistere su Correa, di non possedere piani B, di far stare troppo bene i giocatori; qualcuno, l’autunno scorso, arrivò addirittura a insinuare che mezza squadra ce l’avesse con lui, accusandolo di scarsa personalità"
"Inzaghino, carattere senza spigoli, conosciuto come mister Spiaze per qualche piagnucoloso post-partita, in finale ci è andato con il terzetto difensivo Darmian-Acerbi-Bastoni; ha preferito Calhanoglu al totem Brozovic; ha imposto Dimarco, gestito Lukaku, creduto nelle immense qualità dei veterani Dzeko e Mkhitaryan, e ha titillato l’orgoglio di Lautaro, promuovendolo capitano. Considerevole anche la madre di tutte le cazzate, quella che lo voleva molto vicino a Zhang jr e quindi protetto da un proprietario che da un sacco di tempo non mette il grano. Tutto diceva Inter e Inter ha detto. Ciò che il Milan si può rimproverare ha a che vedere con la partita d’andata, quei primi minuti folli in cui il trionfo dell’Inter è maturato; ieri sera Pioli avrebbe potuto fare ben poco per cambiare il destino della squadra: la remuntada, nonostante la presenza di Leao, non era che un labirinto sulle sabbie mobili dell’immaginazione e del tifo. Godono assai gli interisti, gode Fiorello - regalo di compleanno anche per lui - e gode Bonolis che non dovrà trasferirsi nel Califfato"
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