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Zazzaroni: “Italia-Inghilterra? Mai parlato di complotto ma soltanto di…”

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Il commento del direttore del Corsport: "Siamo i primi a desiderare che Italia-Inghilterra sia una partita pulita e vinca il migliore, cioè noi"

Marco Astori

Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, direttore del quotidiano, ha detto la sua in vista della finale di questa sera tra l'Italia e l'Inghilterra: "Siamo i primi a desiderare che Italia-Inghilterra sia una partita pulita, vera, bella, solo calcio e vinca il migliore, cioè noi. In questo mese, grazie agli azzurri, abbiamo riempito con soddisfazione centinaia di pagine: mai - ripeto, mai - abbiamo parlato di complotti. Altri ci hanno dato dei complottisti, ed è tutto un altro viaggio. Ci siamo esclusivamente limitati a segnalare alcune (troppe) incongruenze, designazioni arbitrali sospette o provocatorie, percorsi facilitati, ritrovandoci alla fine in eccellente compagnia: francesi (l’Equipe), spagnoli (il popolare El Chiringuito e non solo) e belgi (il selezionatore Roberto Martinez) hanno condiviso le nostre opinioni.

La storia del calcio europeo e mondiale è piena (anche) di politica, di alleanze, di tradimenti, di errori cercati, di corrotti, di interessi milionari. Il Mondiale del ’78, o dei generali, fu tra i più scandalosi. Quello del ‘66 in Inghilterra viene ricordato per un pallone mai entrato che decise la finale a favore degli inglesi. Dimenticarsi di Byron Moreno in Giappone-Corea non è semplice per Trapattoni, e se nel ’94 non fossero intervenute le “aspirazioni” del Brasile Maradona non sarebbe stato “tradito” dalla Fifa e quell’Argentina avrebbe raggiunto la finale di Pasadena: Diego era dopato in Australia nell’autunno ’93 (io c’ero) per lo spareggio, in quel momento però gli organizzatori americani lo volevano a tutti i costi al Mondiale.

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Che a Euro 2020 gli inglesi abbiano avuto la strada in discesa è certo. E che dopo il caso Superlega italiani e spagnoli non godano della simpatia dell’Uefa, a differenza di Boris Johnson, lo è altrettanto. Ripeto che non abbiamo mai parlato di complotto, ma posto l’attenzione su un paio di designazioni per l’Italia (Taylor e Vincic), oltre a quella dell’arbitro Makkelie per la semifinale, poiché aveva fatto male tutto l’Europeo. Non serve una generazione di dirigenti per favorire questa o quella squadra: ne basta uno. E le sessanta pagine al giorno si riempiono senza per questo essere complici: il giornalista ha il dovere di informare e evidenziare le cose che non vanno. Aggiungo che nessuno ha scritto che tanto vince l’Inghilterra: solo che il Grande Cetriolo era apparso nei cieli di Londra.

La colpa non è dovunque: è di chi crede che il calcio-business sia un mondo di vergini e che dopo decine di scandali, non tutti al sole, occorra raccontare che Cristo è morto dal freddo.

Ma poi vogliamo rileggere - negli archivi - certe storie di Euro ‘68, sì, quando vincemmo noi, ospiti dell’evento? Mica per scandalizzarci, anzi, per divertirci quando alcuni nostri maestri raccontarono, fra l’altro, la storia di quella monetina che l’arbitro lanciò al San Paolo, non sul campo, nello spogliatoio, e prim’ancora che toccasse terra pare che l’angelico Facchetti gridò vittoria. Battemmo l’Urss. Napoli gioì, Roma fece il resto. Favola, leggenda. La Pravda e la Novosti ne parlarono a lungo".

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