Il fuoriclasse della Nazionale resta, per tutti, Luciano Spalletti. Che purtroppo ha poco tempo per preparare la squadra e dovrà per forza sfruttare le nostre caratteristiche più naturali: la determinazione, il senso di squadra, quel pizzico di disperazione da inferiorità tecnica che sul campo si trasforma spesso in talento di gruppo, e poi l’attenzione e la sensibilità tattica.
Tre anni fa conquistammo il titolo lavorando tanto e soffrendo tantissimo, segnando poco e ricorrendo più volte ai rigori. Ma fu ugualmente fantastico, gli abbracci di Wembley restano indimenticabili e, pur sforzando il cervelletto, non ricordo appunti particolari mossi alla qualità del gioco. Ricordo che stavolta abbiamo evitato gli spareggi per un rigore (netto) non concesso all’Ucraina e insomma mi piace interpretare quel favore arbitrale come un segno del destino. Se la fortuna ci dà una mano e non tradisce come in passato, possiamo arrivare lontano. In altre parole, i nostri complessi di superiorità non devono soffrire di complessi di inferiorità. PS. Nel ’68, quando i fenomeni li avevamo sul serio (Zoff, Facchetti, De Sisti, Mazzola, Riva, Domenghini) e ci laureammo per la prima volta campioni d’Europa, per raggiungere la finale servì una monetina da 5 franchi svizzeri coniata nel ’32. Preghiamo".
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