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Zazzaroni: “A parte Marotta, in Italia non ci sono più i dirigenti di una volta”
Ivan Zazzaroni, sul Corriere dello Sport, ha parlato così della politica del pallone:
"Di sicuro non è questa l’estate del calcio italiano. Lo surclassa il tennis di Sinner, Berrettini, Musetti, Arnaldi, Paolini, Errani, Fognini. E tra pochi giorni domineranno i protagonisti olimpici: Jacobs, Tamberi, Tortu, Paltrinieri, Ceccon, Bellandi, Testa, Dell’Aquila, Mouhiidine, i Campagna boys e altri ancora. È un’estate amarissima e dolcissima, e comunque sana, alla quale - come detto - manca terribilmente lo sport più popolare: la Nazionale è stata disastrosa, mentre i club si arrabattano per mettere insieme due-acquisti-due di seconda o terza fascia. Critiche e accuse sono però indirizzate alla sola Federcalcio - troppo fresco il fallimento azzurro -, attenzioni e endorsement alla Lega di A. Come se le nostre società avessero in tasca la soluzione e non fossero anche loro il problema. Il calcio italiano nella sua globalità difetta di visione, unità e manager capaci: non a caso uno come Marotta, vecchia scuola, è stato appena fatto presidente e, volendo - per mancanza di concorrenza - potrebbe addirittura puntare al ruolo di Papa laico del pallone"
"Un tempo avevamo i dirigenti più preparati e scaltri del mondo, oggi non sappiamo a chi rivolgerci per ricavare una speranza. Anche perché - non lo ripeterò mai abbastanza - troppi proprietari si considerano competenti attivi e sostituiscono i direttori con gli intermediari. Dice, ma se ultimamente i nostri club vanno in finale nelle coppe! Fatta eccezione per l’Inter di Marotta, nei tornei 2 e 3. Se le casse dei club sono vuote (si sente l’eco) significa che chi dovrebbe riempirle non è in grado di farlo e allora spiegatemi come potrebbe rilanciare l’intero settore. Per quanto riguarda la visione, poi, proprio nel momento in cui la Lega pretende più autonomia invocando il modello Premier, ci accorgiamo che anche quello è superato per eccesso di indebitamento. Molte inglesi sono alla canna del gas, al punto da essere obbligate a vendere i pezzi entro una certa scadenza (un esempio, Douglas Luiz). Naturalmente, in situazioni come questa, la politica non perde occasione per metterci il becco. L’altra sera a Dritto e Rovescio, Rete 4, Giorgia Meloni ha fatto un intervento che è stato letto in un solo modo quando invece toccava tutti i punti: la premier ha, sì, ammesso di non aver gradito le tesi “autoassolutorie”, ma ha anche bastonato il sistema per i troppi stranieri convenendo - medaglia per aver cancellato la norma di Conte per agevolare l’importazione di “cervelli” - che la scelta della Nazionale è inevitabilmente limitata e non ottimale. Chi spera di salvare il nostro calcio ricorrendo ad altre vagonate di strangers detassati può cominciare a pensare ad altro. Sarei favorevole all’intervento della politica se il coinvolgimento fosse esteso ai ministri europei: la politica interna cura, volente o nolente, interessi di parte. Solo se le parti sono tante e l’interesse è comune, può produrre qualcosa di buono".
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