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Zeman: “Calcio italiano in crisi? Non mi sorprende. Mourinho deludente, ma…”

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Il tecnico boemo, oggi nuovamente alla guida del Foggia, ha parlato del derby di Roma e in generale del calcio italiano

Fabio Alampi

Zdenek Zeman, attualmente allenatore del Foggia e indimenticato tecnico che ha fatto la storia del calcio italiano, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport in vista del derby tra Roma e Lazio, formazioni entrambe allenate durante gli anni Novanta: "Il derby di Roma è speciale per i tifosi, non per chi lo gioca. Quando ne ho persi quattro in una stagione, la mia Roma è arrivata davanti alla Lazio. Quindi la verità matematica è che conta come tutte le altre partite".

Domani chi lo vince?

"La Lazio è favorita. Ma nel derby spesso le gerarchie non vengono rispettate e la squadra più forte o più in forma non vince".

Le piace più Sarri di Mourinho?

"Non è un discorso di preferenze. Sarri sta facendo meglio, ha già dato un’identità di gioco alla Lazio. Mourinho ha deluso finora le aspettative. Non sul piano dialettico, ma nella qualità del calcio che esprime. La Roma ancora non si capisce cosa voglia fare, in campo, mentre la Lazio è più quadrata".

Come spiega le difficoltà di Mourinho?

"Le difficoltà sono di tutti quando le squadre non funzionano. Ma bisogna mettersi d’accordo su quello che dobbiamo aspettarci dalla Roma. Se chiedevano lo scudetto a Mourinho con questi giocatori, allora hanno sbagliato. Gli scudetti si vincono con i giocatori più bravi, gli allenatori vincono quando hanno la squadra migliore".

E’ il calcio dei procuratori, del resto: abituiamoci.

"Sì, sono più importanti dei presidenti ormai. Sarebbe meglio che le società si dessero tutte una calmata. E ’ fondamentale rinunciare a qualcosa per recuperare l’equilibrio economico, che era stato perso anche prima del Covid".

I magistrati sono al lavoro, in particolare sulle plusvalenze fittizie.

"I magistrati lavorano sempre ma non concludono mai niente...".

Il risultato è la crisi del calcio italiano, almeno a livello di club.

"Non mi sorprende. Manca la base. In Serie A ci sono squadre che giocano con undici stranieri. E spesso, tornando ai procuratori, i giocatori vanno in un club non perché servano all’allenatore ma per compiacere il manager di turno. E’ il business, vabbè".

La Champions League dimostra che la tendenza del momento sia difendere bene, per vincere.

"E’ vero ed è un peccato, perché ne risente lo spettacolo. Vedo solo un’eccezione: il Bayern Monaco. Loro attaccano sempre e provano a farlo nel modo più rapido possibile. Anche meglio del Liverpool, che si basa più sulla qualità dei singoli".

A proposito di tendenze, molti allenatori giocano con la difesa a tre.

"A cinque, prego. Tre difensori e due terzini. E’ per difendersi meglio, ma io non lo capisco".

Resta il 4-3-3, a proposito di frasi celebri, «il modo più efficace di coprire il campo»?

"La geometria non è cambiata, nel tempo".

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