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Zeman: “Non ha senso ripartire senza tifosi. Calcio? Più debiti che ricavi. Si riprende solo per…”

L'intervista al tecnico boemo ai microfoni de' La Gazzetta della Sport sulla possibile ripresa del campionato di Serie A

Alessandro De Felice

Zdenek Zeman ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport, parlando della possibile ripresa del campionato: "Per me si dovrebbe ripartire solo quando tutto diventa chiaro, e oggi non lo è. Tutti aspettano le scelte del governo sul calcio. Ma non è il governo a decidere, è il virus. E se non se ne va, per me non ha senso ricominciare. [...] Ci sono stati 30 mila morti in Italia per il Covid. Molti parlano dei danni economici del lockdown, ma se non ci fosse stato, quanti altri morti avremmo contato?".

Si dice: il calcio è una importante industria del Paese. Se ricominciano le altre attività perché il pallone no?

"Il calcio è un’industria particolare perché genera più debiti che ricavi. Vale la pena rischiare per limitare i debiti?".

Ripartenza: si guarda quasi più ai conti da far tornare che all’aspetto sportivo.

"Da tempo conta più il business di tutto il resto. Ma se si deve giocare senza pubblico, per me il calcio non ha senso".

Beh, potrebbe essere senza pubblico anche a settembre.

"E allora non ha senso neanche a settembre".

Serviva il Covid per capire che il calcio è pieno di debiti e che se non viene pagata una rata dei diritti tv, il sistema rischia di finire gambe all’aria?

"Si sapeva anche prima e vuol dire che il calcio è gestito male. Si spende molto più di quanto sia possibile. E non è neanche detto che se le tv pagheranno l’ultima rata questo salverà quei club sempre sull’orlo dei libri in tribunale".

Tifosi: le Curve non vogliono ripartire. Per interesse?

"Non credo, penso che vorrebbero vedere il calcio dal vivo e purtroppo oggi non è possibile. Se si riprende solo per i diritti tv e per recuperare qualche soldo, è normale che ci restino male".

Taglio degli stipendi: giusto contribuire a questo momento di difficoltà?

"Si, penso sia giusto. Leggo che molti giocatori e tecnici si sentono sfruttati. Credo che questo mestiere andrebbe fatto con più amore, mentre la maggior parte guarda solo ai soldi".

Qualora si dovesse ripartire, quanto ritiene difficile per un club mantenere un gruppo in sicurezza per mesi tra allenamenti, partite e trasferte?

"Sono scettico: il calcio è uno sport di contatto. Nella vita dobbiamo camminare con una mascherina a più di un metro di distanza, nel calcio non si può fare. Sa qual è la cosa che fa più spesso un calciatore durante una partita? Sputare, la cosa più pericolosa".

Altro tema: si riparte, ma se c’è un contagiato ci si ferma...

"Una spada di Damocle. È un’utopia pensare che con tanta gente impegnata non si infetti nessuno: normale che possa accadere. È avvenuto durante il lockdown figuriamoci adesso".

Si riparte tutti alla pari, mentre alcune squadre prima dello stop volavano e altre erano in difficoltà. La Lazio veniva da 11 partite vinte...

"Beh non è detto che non avrebbe perso la dodicesima. Ma sono tutti temi secondari. Per me non bisogna giocare finché non sparisce il virus".

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