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Zenga: “Inter? Spero cambi idea in fretta, non vorrei diventare troppo vecchio…”

Andrea Della Sala

Il tecnico del Crotone ha parlato del suo sogno di sedersi sulla panchina nerazzurra

Domani il Crotone affronterà a San Siro il Milan. Per il tecnico dei calabresi, Walter Zenga, ex portiere e bandiera dell'Inter sarà come un derby. Queste le sue dichiarazioni alla vigilia della sfida coi rossoneri:

Walter Zenga, dopo oltre un anno è tornato nel calcio italiano. Ha trovato qualcosa di nuovo sotto il cielo?

«Risposta scontata: il o la var, decidete in fretta il genere per favore così evitiamo equivoci. Come tutti gli esperimenti devono essere valutati con attenzione e hanno bisogno, specie durante il primo anno di applicazione, di modifiche in corsa e piccoli aggiustamenti. Se fossi nei responsabili degli arbitri dedicherei attenzione anche alla particolare condizione degli allenatori. Durante quei pochi secondi o qualche minuto durante i quali l’arbitro consulta il collega davanti al monitor, noi allenatori siamo al buio più totale, dovremmo invece essere coinvolti e ricevere spiegazioni».

E nel campionato invece cosa c’è di nuovo?

«La Juve è la più attrezzata, il Napoli gioca il calcio più geometrico e coraggioso. Ho fatto una battuta la settimana scorsa, ho detto ai miei prima d’affrontare la squadra di Sarri: attenti perché vengono a farci pressing appena scendiamo dal pullman. La risposta dunque è la seguente: niente di nuovo, dunque. Quello italiano è sicuramente un campionato molto equilibrato nel quale anche le altre squadre cosiddette provinciali sono molto organizzate e questa realtà ti costringe a stare sempre sul pezzo».

Questa di Crotone non è la sua prima esperienza al Sud: ci racconti le prime sensazioni...

«Mi ricorda molto la felice esperienza vissuta già a Catania. Crotone è una città che vive di calcio e per il calcio e dove il club ha pochi ma stabili e solidi punti di riferimento che mi consentono di lavorare con serenità, orgoglio e passione».

Lo sa bene che non è facile ripetere l’impresa realizzata da Nicola l’anno prima...

«E infatti mi piacerebbe molto replicare quel risultato. Perché nel campionato passato è stato realizzato un miracolo sportivo. Ripetersi significherebbe raggiungere un successo ancora più esaltante. Perché nel calcio, come nello sport, la regola principale è la seguente: molti possono vincere qualche volta, pochi sono capaci di ripetersi».

Sabato, caro Zenga, lei torna a San Siro contro il Milan dove peraltro non è mai stato considerato un nemico, semmai un rivale da rispettare. Ha una spiegazione?

«Tornare a Milano e a San Siro in particolare mi fa sempre un certo effetto: è la mia città, ci sono le mie radici, i miei amici di una vita. Ho vissuto 22 anni nell’Inter fin da quando ero bambino e credo che il pubblico di fede milanista riconosca e rispetti il nostro senso di appartenenza. Che non è stato solo un patrimonio mio. Perché in occasione dei derby di Milano da una parte c’erano i Maldini, i Baresi, i Costacurta, i Donadoni e dall’altra c’eravamo io, Ferri, Bergomi, Beppe Baresi, Berti. Avevamo tutti la rispettiva maglia tatuata sulla pelle. Non so se mi considerano nemico o rivale, di sicuro ho sempre colto molto rispetto. E spero che questo magnifico spirito resti intatto».

Se potesse dare un consiglio a Donnarumma, cosa gli soffierebbe in un orecchio?

«Di essere semplicemente se stesso. Il calcio è cambiato tanto negli anni, la gestione dei social è diventata un elemento decisivo ma nessuno deve dimenticare che stiamo parlando di un ragazzo di 18 anni da considerare, calcisticamente, un fenomeno. Io gli direi: Gigio ascolta ciò che ti dice il cuore».

E a Buffon che vuole sfondare il muro dei 40 anni cosa direbbe invece?

«Io ho smesso presto. Avevo avuto problemi a un ginocchio, non potevo più resistere a certi livelli e sono partito per gli Usa. Sull’argomento però resto sempre dell’avviso che dev’essere l’interessato a decidere quando è l’ora di smettere. Sostengo inoltre che è meglio sentirsi dire a un certo punto della carriera “ma perché hai smesso” invece che sentirsi dire “hai smesso? bravo...”».

C’è la panchina della Nazionale vacante: chi nominerebbe Ct Walter Zenga?

«Ho due candidati di grande prestigio. Uno è Mancini, mio amico e l’altro è Allegri col quale ho giocato a Padova. “Mancio” ha il fisico del ruolo per fare il ct della Nazionale italiana, Max ha dalla sua l’esperienza di una gestione splendida di grandi campioni e di traguardi impegnativi».

Da Seedorf a Inzaghi e adesso a Gattuso, il Milan ha chiamato di recente i suoi campioni sulla panchina, l’Inter mai: ha una spiegazione per questo fenomeno?

«Premessa essenziale: mi farà un gran piacere ritrovare Rino Gattuso. Non posso dire che siamo amici ma ho nei suoi confronti una sincera ammirazione perché si è fatto da solo da calciatore e da allenatore ha scelto di partire dal basso prima di salire la scala. Nessuno gli ha regalato qualcosa. È vero: il Milan ha sempre esaltato il senso di appartenenza che pure è un valore con scelti di quel tipo. L’Inter invece non l’ha mai fatto. Spero cambi idea in fretta perché non vorrei diventare troppo vecchio...».

(il Giornale)