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Forse per il terzo gol.
«Mah... Ho visto un’uscita su Lautaro con la faccia e le mani avanti che pochi portieri sanno fare».
Donnarumma è ancora il portiere italiano più forte? Non rischiamo di restare legati al suo nome a fronte di un rendimento inferiore a quanto dovrebbe garantire?
«Ha quasi 25 anni e 60 presenze in Nazionale, lo so perché mi ha appena superato. Con Milan e Psg, comprese le coppe, siamo a circa 340. In dodici anni di Inter io ne ho totalizzate 473. Era un altro calcio, ma non mi sembra poco per la sua età, ha già accumulato un’esperienza formidabile. Tutti ora parlano di Vicario, lo reputo uno dei miei figli e lo considero un grandissimo portiere, l’ho fatto diventare titolare a Venezia, ha due anni di più e non ha ancora giocato in Europa, ma ha iniziato da poco in Premier, un campionato tosto. Donnarumma è abituato alle pressioni, sa superarle. Ha i controcoglioni, se mi passate il termine. A San Siro è stato sommerso dai fischi e non ha reagito. Poi cosa succederà da qui a giugno non lo so. Abbiamo tanti bravi portieri. Penso a Provedel, che sa anche segnare, a Di Gregorio, a Falcone, a Turati, a Caprile. Direi anche Perin e Carnesecchi, ma non stanno giocando».
Parliamo di Vicario.
« Vive per il calcio, a Venezia lavorava per migliorarsi. La mentalità lo ha portato verso i grandi palcoscenici, lo vedo così anche oggi nelle interviste, nei messaggi che mi scrive. Stessa attenzione di allora. La Premier non lo ha cambiato. Continuerà a crescere, farà esperienza».
Di Meret e Provedel cosa dice?
«Hanno già giocato in Champions, non è un aspetto da sottovalutare. Qualsiasi cosa dovesse capitare, l’uno o l’altro non cambia. Del portiere del Napoli mi piace il modo di essere glaciale, distaccato. Non significa mancanza di personalità. Provedel si è rivelato un po’ come Thuram all’Inter che pensava di aver preso la riserva di Lukaku... Ivan era arrivato per fare il secondo e invece ha dimostrato quanto vale. Lo conosco dai tempi di Empoli, è migliorato anno dopo anno. I tre o quattro portieri della Nazionale sono questi, non penso ci possano essere cambiamenti».
Di Gregorio è in testa alle statistiche della Serie A.
«È più istintivo, esplosivo, come ha dimostrato parando la seconda volta dopo il rigore sbagliato da Vlahovic. Falcone è impostato, fa parate che sembrano facili ma non lo sono».
Il dibattito sulla convenienza della costruzione dal basso non si è mai esaurito. Zenga di che partito è?
«Rispondo da allenatore. Alla Samp avevo Viviano, che usa il sinistro come un centrocampista. Ho avuto altri portieri che non erano bravissimi con i piedi. Il fine è il risultato e ci sono tanti modi per ottenerlo. Ogni allenatore deve avere la capacità di sfruttare i giocatori e metterli nelle condizioni migliori. E gioco cosa significa? L’Inter, rispetto all’anno scorso, ha stravolto la spina dorsale cambiando il portiere, il difensore centrale, il regista e il centravanti. Non ci sono più Onana, Skriniar, Brozovic e Lukaku. A Napoli ha vinto con Carlos Augusto e Darmian nella difesa a tre. È la bravura dell’allenatore. Leggevo, pochi giorni fa, un’intervista di Ancelotti e diceva: “Se davanti ho giocatori in grado di inventare, perché li dovrei ingabbiare”».
(Corriere dello Sport)
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