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Cosa ha ispirato Zidane negli anni e cosa ancora lo ispira?
—«Quando ero piccolo, il mio idolo Enzo Francescoli. Fu il motivo per cui iniziai a giocare e a seguire la mia passione. Oggi a ispirarmi sono tutte quelle piccole cose che non ho potuto fare quando giocavo e poi allenavo. Parlo di cose semplici: stare con gli amici, godersi la famiglia, viaggiare, andare a trovare i genitori ogni volta che vuoi. Tutto questo ora è fondamentale per me. Fare ciò che desideri quando lo desideri è ciò che definisco vivere e godersi la vita».
E la nazionale francese?
—«Parigi (Francia ’98) è un sogno divenuto realtà. Quando sei bambino e magari vivi in periferia come me, sogni di vincere il Mondiale. Giocando per le strade del quartiere, coi miei amici ce lo immaginavamo sempre. Poi però accade per davvero, magari battendo il Brasile... Quella è la vera apoteosi, i fuochi d’artificio, la cosa più bella che un calciatore possa provare».
E la più brutta?
—«Berlino (Germania 2006) non è nulla di piacevole e non ne sono orgoglioso. Però anche quella è parte della mia carriera e della mia vita. È accaduto e va accettato».
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