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Zoff: “Tornare a giocare? Ci spero ma non ci credo. Lotito? Lo capisco, è umano ma…”

L'ex portiere e allenatore ha parlato al Corriere della Sera

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Dino Zoffal Corriere della Sera: l'ex portiere della Juventus e della Nazionale ha parlato dell'emergenza Coronavirus:

«Sta mancando il gioco di squadra e questo mi spaventa moltissimo. Qui si vince tutti insieme oppure si perde tutti insieme. E siccome in ballo c’è la vita, c’è il futuro, non una partita o una coppa, dobbiamo mettere da parte egoismi e interessi di bottega. Cosa che per adesso non sta avvenendo».

Che ne pensa della grana fra presidenti e calciatori sul taglio di stipendi?

«Non mi piace il tono volgare della discussione, è inaccettabile la polemica urlata, quando fuori c’è la gente che muore. Bisogna fare ognuno la sua parte, questo è chiaro, tutti si dovrà rinunciare a qualcosa. Ma con uno spirito di collaborazione, nelle giuste sedi, non facendo la guerra. Ci vuole rispetto».

Giusto ripartire col campionato? O la trova una forzatura?

«Se è possibile, certo che si deve tornare a giocare. Ma al momento la vedo difficile. Prima di tutto viene la salute, non si può giocare finché non c’è la sicurezza assoluta. In ballo ci sono cose ben più importanti del pallone».

La tesi di base di chi spinge per tornare in campo al più presto è che il calcio è uno svago per le persone, un momento di allegria.

«Sì, ma qui conta poco cosa si pensa o cosa si vuole. C’è una pandemia, un virus tremendo che uccide le persone. Mica solo gli anziani come me. Per molti anni il progresso ci ha fatto credere di essere invincibili, superiori alla natura. E invece non è così. L’uomo è solo l’uomo. L’emergenza è al centro di tutto, il problema è che non tutti l’hanno capito. Il calcio aiuta, ma siamo sicuri che adesso o fra un mese la gente abbia voglia di pensare al calcio, a un gol?».

Lotito è in prima linea. La Lazio vuole giocarsi fino in fondo la sua grande occasione. Sbaglia?

«Da un certo un punto di vista posso anche capirlo, è umano, la Lazio ha fatto una stagione eccezionale. Anche se in testa c’è la Juve, quindi se si torna a giocare è ancora tutto in ballo. Tornare a giocare sarebbe bellissimo, Perché vorrebbe dire che tutto è alle spalle. Ma è possibile in così poco tempo? Io lo spero, ma non ci credo».

L’interruzione del campionato è arrivata tardi?

«No, alla fine è vero che tutti siamo stati presi in contropiede, abbiamo sbagliato tutti. Ecco perché non bisogna sbagliare più. Giusto programmare, pensare al futuro, ma senza correre, senza prendere decisioni affrettate. Non bisogna anticipare il rientro. Bisogna ascoltare i medici. I rischi sono alti, è una questione di salute pubblica. Il calcio non è una priorità».

C’è chi dice che ne usciremo migliori. Lei crede?

«Il calcio è lo specchio della società, nei pregi e nei difetti. Io sono del ’42, ho vissuto sulla mia pelle cosa è stata la ricostruzione. Dopo la guerra gli italiani hanno saputo rialzarsi col lavoro e con l’orgoglio. Mi piacerebbe rivedere un calcio più umano, più semplice, più vicino alla gente, che dopo tutto questo avrà bisogno di sorridere. Grazie anche al calcio».

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